Il Centro Studi Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali ha inviato oggi una lettera aperta al Ministero dello Sviluppo Economico con la richiesta di garantire per il nostro Paese un corretto recepimento del regolamento europeo ePrivacy, volto a migliorare la protezione delle comunicazioni digitali.
L’appello, sottoscritto da più organizzazioni tra cui Wikimedia Italia, ha l’obiettivo di sensibilizzare il Governo su un tema molto importante per i cittadini europei ossia la tutela della riservatezza delle comunicazioni elettroniche – a completamento del GDPR, entrato in vigore lo scorso maggio, che tutela i dati personali.
Un tema particolarmente delicato che rientra nel campo d’azione di questo regolamento – molto importante sia per il Centro Studi Hermes che per la comunità Wikimedia – è la data retention, ossia la conservazione dei metadati di navigazione per scopi di polizia.
Come ha messo in evidenza la causa legale tra Wikimedia Foundation e NSA, ancora in corso negli Stati Uniti, regolare la data retention e tutelare la riservatezza delle comunicazioni elettroniche è essenziale perché siano garantiti ai cittadini diritti fondamentali, come la libertà di espressione. Questo è ancor più vero per chi utilizza software libero o i progetti collaborativi.
Su questo fronte in Italia, purtroppo, ci troviamo in una situazione drammatica: una legge ha introdotto la data retention indiscriminata dei dati telefonici e telematici per 6 anni, in contrasto con tutti i principi sottolineati dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) in Digital Rights Ireland (cause riunite C-293/12 e C-594/12) e Tele2 (cause riunite C-203 / 15 e C-698/15).
È in questo quadro che il regolamento europeo sulla ePrivacy diventa essenziale per la protezione delle moderne democrazie dalla sorveglianza di massa: per garantire che le leggi sulla privacy elettronica non siano utilizzate come scusa per la creazione di nuovi strumenti repressivi, i firmatari dell’appello di Hermes, tra cui Wikimedia Italia, richiedono un chiaro impegno perché la conservazione dei dati sia mirata e non generale e indiscriminata, cosa che è stata giudicata incostituzionale in diversi paesi europei e ribadita da due sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Facendo eco alle legittime richieste dei cittadini europei di proteggere la loro privacy online, chiediamo dunque al Governo italiano di aprire la strada verso una nuova era della privacy impegnandosi a concludere il dossier sul regolamento ePrivacy entro il 2019.
Nell’immagine: L’antica serratura di una cella in Messico. Di Tomascastelazo, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons