Giovedì 14 marzo a Milano presso il Palazzo delle Stelline si terrà l’evento “Strategie digitali per la scuola”. Abbiamo intervistato Marzio-Glauco Ghezzi e Agnese Marchesini, membri dell’associazione Albinit, che alle 10:00 condurranno il workshop “Accessibilità e usabilità dei progetti Wikimedia per gli ipovedenti”
Ciao Marzio e Agnese, come nasce e come si è sviluppato il vostro studio legato all’usabilità dei progetti Wikimedia?
Albino Project è un progetto nato su iniziativa di Wikimedia Svizzera con l’obiettivo di testare la possibilità di utilizzare Wikipedia e altri tre progetti Wikimedia – Wikisource, Wikimedia Commons e Wikivoyage. Il progetto – ci racconta Marzio – ha coinvolto me, Agnese e altri membri dell’associazione Albinit, nata da un piccolo gruppo di persone con l’obiettivo di affrontare insieme le difficoltà e le battaglie quotidiane che l’albinismo comporta.
Nella fase uno del progetto, che si è svolta nel 2018, un campione di utenti ha testato l’esperienza di fruizione (in sola lettura) dei quattro progetti selezionati su device diversi attribuendo una serie di valutazioni su alcune attività specifiche, dalla facilità di lettura degli articoli e dei collegamenti alla semplicità di ricerca, alla gestione degli elementi testuali.
Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato nell’uso dei quattro progetti Wikimedia oggetto dello studio, e quali invece gli elementi positivi riscontrati?
Le maggiori problematiche riscontrate nell’uso dei quattro progetti sono state su Wikimedia Commons, che rispetto ai parametri indagati ha ottenuto un punteggio piuttosto basso. Lo scoglio più grande è proprio la difficoltà di navigazione della piattaforma, cosa che impedisce agli utenti di avere una esperienza di fruizione dei contenuti positiva e autonoma.
Questo è un dato generale da tenere presente, ma che ovviamente non restituisce la complessità della valutazione effettuata da ogni singolo utente: “ognuno di noi ha un visus diverso e percepisce la propria disabilità in modo differente” ci spiega Agnese.
Personalmente – prosegue Agnese – ho faticato a trovare un’interfaccia lineare e pulita che mi permettesse di avere una maggiore leggibilità della pagina e, al contempo, una migliore comprensione veloce. Considera che spesso avere la possibilità di ingrandire una pagina non consente di agevolare la comprensione, ma rende quasi più difficile la navigazione e la comprensione, poiché si rischia di perdere la visualizzazione globale di ciò che si sta trattando.
Il progetto più usabile è invece Wikipedia, che ha ottenuto una valutazione quasi sempre positiva: è in effetti una delle piattaforme più utilizzate e conosciute dagli ipovedenti.
Wikipedia presenta una disposizione dei contenuti che, anche in fase di lettura veloce, è facile da comprendere. – ci racconta Agnese – Anche ingrandendo le pagine si riesce quasi sempre a non perdere il filo del discorso e a navigare facilmente, dal momento che la disposizione dei contenuti è lineare e spesso cronologica.
A fronte dei risultati dello studio che avete condotto e della vostra esperienza, ritenete che i progetti Wikimedia siano strumenti utili ed efficaci per l’utilizzo in classe da parte di studenti ipovedenti? Se sì, perché?
Credo che Wikipedia e tutti i progetti fratelli possano essere un potente strumento da utilizzare in classe soprattutto per le persone ipovedenti, che sono le prime a imparare ad utilizzare il computer per ridurre l’affaticamento visivo che si riscontra su un libro normale, stampato. – racconta Agnese – Ciò non significa escludere totalmente il cartaceo, ma affiancarlo ad altri strumenti per poter rendere più efficiente lo studio, l’apprendimento e la conoscenza di nuovi temi in modo semplice e veloce, e soprattutto adattabile alla persona ipovedente.
Quello che mi preme sottolineare – continua Agnese – è che i progetti Wikimedia possono essere strumenti efficaci in classe se si insegna ad utilizzarli nel modo più consono. Un docente deve avere la possibilità, ma soprattutto dare la possibilità agli studenti con disabilità visiva di esplorare l’universo dei progetti collaborativi, che può aiutare a migliorare la vita quotidiana e accorciare i tempi dell’adattamento di certi volumi reperibili solo in forma cartacea.
Quali sono i vostri auspici per il futuro?
Ci auguriamo che questo progetto possa essere e diventare fonte di apprendimento “al contrario” – ci dice Agnese – ossia che le persone che non incontrano questa disabilità quotidianamente, si rendano conto che spesso “bello” esteticamente non significa sempre facilmente navigabile. Sono sicura che questo progetto può essere un buon punto di partenza per poter costruire insieme qualcosa di più grande che venga incontro a diverse esigenze e che risponda in particolare ai bisogni delle persone ipovedenti, che affrontano queste difficoltà ogni giorno su diverse piattaforme sia reali che digitali.
Grazie Marzio e Agnese, ci vediamo al Convegno Stelline Scuola!
Clicca qui per iscriverti ai workshop, tutti gratuiti e che prevedono il riconoscimento dei crediti formativi per i docenti che vi prenderanno parte.
Nell’immagine: uno studente ipovedente in fase di massimo sforzo. Fotografia fornita da Marzio Glauco Ghezzi.