A marzo si terrà a Milano la prima edizione del Master di II livello in digital humanities promosso dall’Università degli Studi di Milano. Il corso, organizzato in collaborazione con il Comune di Milano, vedrà la nostra partecipazione con 16 ore di formazione – di cui 3 in modalità e-learning – a cura dei nostri soci e wiki-esperti Luigi Catalani e Marco Chemello. I partecipanti al Master avranno inoltre la possibilità di accedere ad un percorso di tirocinio focalizzato sul progetto Wiki Loves Monuments che si svolgerà presso gli uffici di Wikimedia Italia a Milano.
Siete curiosi di sapere quali saranno i temi approfonditi nell’ambito del corso? Per spiegarvelo, abbiamo fatto alcune domande a Fabio Venuda, coordinatore del Master.
Digital humanities: un termine che ormai si sente risuonare spesso ma a cui non è semplice fare corrispondere dare una descrizione puntuale. Riesci a spiegarci nel modo più semplice possibile di cosa stiamo parlando e dirci perché – a tuo avviso – si tratta di un settore promettente?
In effetti esistono molte definizioni di informatica umanistica o digital humanities, tutte piuttosto valide. Riassumendo per sommi capi, si tratta di un ambito scientifico e professionale interdisciplinare, al momento in forte crescita, che mira a far dialogare i sistemi informatici con i contenuti umanistici con l’obiettivo di catalogare e favorire la circolazione e la consapevole elaborazione/interpretazione delle conoscenze (documenti, codici, volumi a stampa, testi, epistolari, oggetti, raccolte di documenti personali) all’interno delle organizzazioni culturali.
A me piace pensare che le digital humanities non abbiano solo, o non soltanto, il compito di fornire competenze, metodi e strumenti informatici a chi ha una formazione umanistica, ma soprattutto debbano favorire e diffondere lo sviluppo del pensiero umanistico in ambiente digitale: questi due poli, a mio avviso, saranno sempre più connessi tra loro al punto tale che non sarà possibile pensare un progetto umanistico senza una prospettiva digitale e viceversa. È in questa cornice che nasce e si inserisce il nostro Master, volto a formare nuovi professionisti nell’ambito della creazione, elaborazione, immissione, diffusione e fruizione online delle fonti – siano esse analogiche, native digitali o digitalizzate.
Come è nata l’idea di inserire un contributo a cura di Wikimedia Italia all’interno del Master di secondo livello in Digital Humanities?
I progetti Wikimedia nascono già di per sé come esempio di digital humanities e, al tempo stesso, fungono da piattaforma per lo sviluppo di nuovi progetti di informatica umanistica in quanto repository di risorse aperte e liberamente riutilizzabili. Non giriamoci intorno: i progetti Wikimedia non possono essere ignorati da chi in ambito umanistico vuole pensare in digitale.
Quali sono a tuo avviso gli esempi di applicazione concreta più interessanti?
Penso che qualsiasi progetto che si pone l’obiettivo di valorizzare il territorio e il patrimonio culturale possa trovare nei wiki supporto, ospitalità, risorse e ampia diffusione.
Storicamente, il mondo della scuola e ancor più dell’università ha sempre nutrito diffidenze verso Wikipedia, ma ora sembra ci sia un’apertura che mai si era sperimentata in passato. A voi che avete deciso di “accogliere” l’enciclopedia libera e i progetti fratelli nella vostra offerta didattica chiediamo: cosa è cambiato?
Credo che con il tempo stia pian piano “svanendo” la diffidenza per ciò che non si conosce. A differenza delle enciclopedie tradizionali, che hanno una responsabilità riconosciuta e spesso una peer review che precede la pubblicazione, le voci di Wikipedia sono scritte da tanti “sconosciuti”: questo nel mondo accademico ha inizialmente generato incertezza.
Oggi, Wikipedia è più matura e le sue regole sono più chiare, prima tra tutte la verificabilità delle fonti, che rappresenta uno dei pilastri dell’affidabilità dell’enciclopedia online.
Di fatto, Wikipedia ha innovato i processi di applicazione del metodo di ricerca scientifica, ma non lo ha completamente scardinato: l’enciclopedia libera applica un meccanismo di revisione paritaria ex post, continua e costante nel tempo, che ha il suo valore e va considerata, pur con l’attenzione dovuta al differente grado di correttezza e scientificità delle informazioni nei diversi settori disciplinari.
Grazie Fabio!
Ps. Il corso è aperto a 25 studenti al massimo ed è necessario iscriversi e presentare la propria domanda di ammissione secondo le modalità illustrate qui entro e non oltre lunedì 3 febbraio. Non perdete tempo!
In alto: Immagine promozionale per il Master in Digital Humanities, elaborata da Luca Andrea Ludovico a partire dal quadro di Willem van Haecht “la Pinacoteca di Cornelis van der Geest”, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons