Mentre continua l’esame della legge di delegazione europea, che dovrà anche implementare la direttiva europea sul copyright approvata l’anno scorso, il Parlamento si sta occupando anche di altri temi collegati alla possibilità di libera condivisione delle opere prodotte dalle persone. La Commissione Cultura della Camera dovrà infatti deliberare sulla Risoluzione, presentata da Gianluca Vacca, che prevede di inserire nell’ordinamento italiano la cosiddetta libertà di panorama: cioè relativa a tutti gli usi di oggetti fatti apposta per stare sempre nella pubblica via. Una statua o un ponte sarebbero pertanto ok, mentre un’installazione temporanea o un quadro in una pinacoteca che si vede dalla finestra rimarrebbero nella situazione attuale.
Le proposte di Vacca consistono:
Vacca propone infine di costituire un gruppo di lavoro che valuti l’impatto culturale ed economico sotteso all’applicazione delle licenze Creative Commons nella digitalizzazione e condivisione del patrimonio culturale. In realtà sono state presentate varie risoluzioni da parte di esponenti di vari partiti, le quali riprendono alcuni di questi punti: la Commissione cultura ha scelto di accorparle tutte.
In un’audizione informale svoltasi il 10 novembre, due tra gli esperti convocati hanno presentato un punto di vista simile a quello che Wikimedia Italia sta portando avanti da anni. Daniele Manacorda, già professore ordinario di Metodologie della ricerca archeologica presso l’Università degli studi Roma Tre, ha spiegato come occorra distinguere tra le opere che per loro stessa natura sono uniche e le loro riproduzioni. Per Manacorda è giusto chiedere un canone per l’uso privato delle sale di un museo come luogo per un incontro, e anzi sarebbe opportuno aumentare tale canone; l’uso privato riduce infatti la fruizione del bene per tutti. Nel caso di una riproduzione non artistica, invece, la liberalizzazione serve proprio ad aumentare la fruizione del bene senza toglierlo a nessuno. Christian Greco, direttore del Museo egizio di Torino che ha già permesso l’uso commerciale delle immagini del museo, ha portato un esempio pratico che smentisce la vulgata secondo la quale con la liberalizzazione dell’uso delle immagini si perderebbe una fonte di introito per i musei. Nel suo caso – e si sta parlando di uno dei principali musei italiani – Greco ha rinunciato a circa 13.000 euro l’anno di diritti; ha però potuto destinare a un altro scopo la persona che era dedicata alla gestione di questi diritti, il cui costo annuo è quattro volte tanto. In definitiva il bilancio del museo è migliorato, anche senza contare i guadagni indotti dalla maggiore pubblicità che ora può avere, visto che le immagini di quanto in esso contenuto circolano molto di più.
Era prevista anche un’audizione informale di Wikimedia Italia, oltre che di altri soggetti interessati; purtroppo però è stata rimandata per motivi tecnici e in questo periodo il Parlamento è impegnato con la legge di bilancio. Speriamo di poter aggiungere anche la nostra voce; soprattutto speriamo che anche l’Italia si aggiunga alle nazioni europee che permettono di condividere le immagini delle opere artistiche pubbliche per renderle sempre più note.
Mau (Maurizio Codogno)
Nell’Immagine: Gianni Careddu, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Immagine di Elisabetta Rizzo, CC BY-SA 4.0.