Wiki Loves Monuments è il grande concorso fotografico per la valorizzazione del patrimonio culturale. Grazie a chi ha partecipato e supportato la competizione in questi anni, oltre 125.000 scatti di monumenti italiani sono oggi pubblicati con licenza libera su Wikimedia Commons e andranno ad illustrare le voci di Wikipedia.
Dietro a questo grande risultato ci sono tante piccole storie di persone che hanno deciso di “liberare” insieme a noi la bellezza del nostro territorio. In attesa di conoscere i vincitori dell’edizione 2018 ve le raccontiamo qui sul nostro blog.
Quest’anno per la prima volta il Comune di Verona ha aderito a Wiki Loves Monuments, autorizzando per il concorso oltre 100 monumenti della città. Ciò ha permesso a tutti, cittadini e turisti in visita, di partecipare alla competizione scattando fotografie ai beni culturali del capoluogo veneto, dai più noti – come la Casa di Giulietta o l’Arena – ai meno rinomati.
Claudio Concina, membro del Circolo fotografico veronese e grande conoscitore della città, ci ha raccontato della sua prima esperienza di partecipazione al concorso.
Ciao Claudio, raccontaci brevemente chi sei!
Sono originario di Novara, ma vivo a Verona da 44 anni: ormai è la mia città e ne conosco quasi tutti gli angoli. Mi piace molto studiare la storia dei beni culturali che mi circondano e amo la fotografia, che per 15 anni è stato un secondo lavoro e ora è una mia grande passione.
Come hai conosciuto il nostro concorso fotografico?
Di Wiki Loves Monuments sono venuto a conoscenza in modo un po’ casuale attraverso il Delegato Provinciale FIAF per il Veneto: mi ha raccontato in cosa consiste l’iniziativa e mi ha chiesto se avevo voglia di fare da guida turistica per una wikigita alla scoperta della città. E così ho accettato.
Durante il tour ho cercato di trasmettere ai partecipanti il mio amore per i beni culturali ma anche di insegnare che si deve avere cura quando si decide di fotografarli: il percorso toccava ben 17 monumenti della città, che abbiamo visitato nell’orario che consentiva di avere la luce migliore per scattare.
E poi ti sei appassionato e hai deciso di partecipare caricando su Wikimedia Commons più di cento fotografie.
Proprio così, perchè no? In fondo ho lavorato per oltre dieci anni per un’agenzia fotografica, perlopiù in diapositiva e mi è capitato di immortalare tantissime chiese e palazzi da inserire all’interno di pubblicazioni. Conosco le tecniche migliori per scattare con l’obiettivo di descrivere un monumento: sembra scontato, ma non è così semplice. Bisogna lavorare con la luce, scegliere la posizione: ci vuole pazienza.
Come scegli i soggetti dei tuoi scatti e che cosa preferisci immortalare?
Nelle immagini che ho selezionato per il concorso ho cercato di privilegiare l’aspetto descrittivo: volevo poter aiutare la comunità di Wikipedia ad illustrare le voci relative ai monumenti, con immagini che fossero in grado di ritrarli nel modo più appropriato e completo possibile.
A me, però, piace anche fotografare le persone e le situazioni, non solamente quelle che chiamo “le cose”. Alcune degli scatti che ho scelto, una decina su tutti quelli che ho caricato, hanno l’obiettivo di trasmettere un’emozione più che di documentare. Anche questo tipo di immagine è importante perché coinvolge chi guarda: è come se la foto prendesse vita e raccontasse la storia del luogo dove è stata realizzata.
Che valore ritieni abbia il concorso per Verona e per l’Italia?
Credo che il concorso sia molto importante per conservare e tramandare la memoria del nostro patrimonio culturale. Penso anche che si dovrebbe approfittare di Wiki Loves Monuments per insegnare a tutti come realizzare buoni scatti in grado documentare i nostri monumenti con la luce giusta e una corretta inquadratura. I nostri beni culturali sono preziosi e meritano di essere ricordati nel loro splendore!
Grazie Claudio, e in bocca al lupo: potresti essere uno dei vincitori!
Nell’immagine: Grafica realizzata da Francesca Ussani (WMIT) utilizzando una delle fotografie scattate da Claudio per Wiki Loves Monuments 2018, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons