Dicono che si sono ispirate alle GeoChicas sudamericane, che dal Brasile hanno fatto nascere un movimento globale che usa la mappa per fare attivismo e aiutare le donne. Le chicas documentano i luoghi in cui le donne sono state vittima di violenza, ma salvano anche sulla mappa di OpenStreetMap le palestre dove possono andare ad allenarsi, o le cliniche dove curarsi.
Le “ragazze con la mappa” in Italia si sono unite nel gruppo cOSMoplIT (cosmopolit), che da un anno si impegna per portare più donne verso la mappatura, ma anche per aprire le comunità italiana di mappatori ai temi della diversità e dell’inclusione. Federica Gaspari, assegnista di ricerca in ingegneria ambientale che si ha scoperto OpenStreetMap grazie al groppo PoliMappers del politecnico di Milano, racconta così la nascita del gruppo:
Le donne nella comunità di OpenStreetMap in Italia ci sono sempre state: ci vedevamo alle conferenze e ci facevamoo sentire sui forum, ma siamo sempre state una minoranza. Una ricerca della fine del 2020 ha dimostrato che eravamo meno del 10% e allora abbiamo scelto di organizzarci per far aumentare questa percentuale.
Mappe utili per tutti
L’idea del gruppo è che aumentando il numero di donne si possano anche rendere le mappe più varie e utili per tutti, in ogni parte del mondo. Per questo in Italia cOSMopolIT organizza con WikiDonne e altre associazioni eventi per coinvolgere nuove donne nei progetti di mappatura, mentre a livello internazionale collabora a progetti come Crowd2Map, che usa OpenStreetMap per mappare le aree rurali della Tanzania e aiutare gli attivisti locali a combattere le mutilazioni genitali femminili.
Alcuni mappatori italiani all’inizio si si sono preoccupati che la proposta di formare il gruppo fosse legata a casi di discriminazione nella comunità di cui non si fossero accorti. Poi hanno dimostrato molta curiosità per le attività del gruppo, seguendo le discussioni in mailing list e su Telegram.
Il potere della comunità
Uno squilibrio nella comunità porta a uno squilibrio nella mappa, spiega sempre Federica Gaspari, che proprio nell’impegno su questo fronte vede il vero valore del progetto.
Per me la vera differenza in OpenStreetMap è data dalla comunità. Progetti che possono mappare il mondo ce ne sono tanti, che con l’intelligenza artificiale possono raggiungere grandi risultati in poco tempo. Però in OpenStreetMap è la comunità che decide. Quello che tu scegli di mappare nel tuo tempo libero, oltre a descrivere la realtà, dà anche forma a una certa visione che vogliamo avere del mondo. Quindi se noi ci diciamo: mappiamo tutte le statue di donne, mappiamo i bagni pubblici in una città, o gli spazi per la comunità LGBTQI+, stiamo dicendo che vogliamo che queste cose siano viste. Che vogliamo che le persone ci accedano, che gli sviluppatori di app usino questi dati per creare nuove funzioni, o che gli studiosi possano descrivere la disparità di genere in maniera originale.
I progetti per l’8 marzo
In tutto il mondo, per la Giornata della Donna, ci sono molti eventi in programma pensati dalla comunità di OpenStreetMap. Dai mapathon delle GeoChicas, a quelli pensati in Sierra Leone e Tanzania: scopri a quale partecipare.
Nell’immagine: GeoChicas – SotM Latam 2016, di OpenStreetMap Latinoamérica, CC BY-SA 2.0, attraverso Wikimedia Commons