Qualche giorno fa su Repubblica è stato pubblicato un interessante articolo di Simone Cosimi che ha parlato della SEP, la Stanford Encyclopedia of Philosophy che raccoglie circa 1500 articoli sui vari campi della filosofia ed è disponibile on line. L’articolo è interessante non solo perché presenta al grande pubblico una risorsa davvero valida – negli ultimi mesi mi è più volte capitato di consultarla per alcuni temi legati alla filosofia della matematica – ma anche perché cita la propria fonte, un articolo di Quartz del settembre scorso. Oltre a raccontare la storia della SEP, che è nata vent’anni fa all’interno della Stanford University, il suo modello viene confrontato in termini di completezza, affidabilità e aggiornamento non solo con Wikipedia ma anche con altri strumenti di diffusione della conoscenza, partendo dai libri e arrivando a sistemi a domanda e risposta come Quora e StackExchange. Inutile rimarcare come nel testo la SEP vinca a man bassa.
Il punto è che non ha un grande senso confrontare modelli così diversi. Tralasciamo il problema del copyright – la SEP non permette il riuso del suo testo altrove ma solo la copia privata – perché dal punto di vista di chi cerca informazioni la cosa è irrilevante. Per il resto, è ovvio che il prodotto stanfordiano sia molto più affidabile rispetto a Wikipedia, che affidabile non è per nulla se non per appoggiarsi su altre fonti affidabili. Sulla completezza delle singole voci siamo tutti d’accordo che Wikipedia ha ancora molta strada da fare: il modello della SEP, con una voce scritta da un accademico e rivista da un comitato editoriale ristretto (che poi è come è sempre stata la Treccani) fa sì che le sue voci siano quasi automaticamente dei piccoli saggi autocontenuti, e se non lo fossero c’è chi fa le pulci.
Quello che però si tende a dimenticare è che un modello di questo tipo non è scalabile né applicabile a tutto lo scibile umano. In un campo accademico relativamente ristretto come la filosofia possiamo pensare che i professori dedichino gratuitamente parte del proprio tempo a scrivere una voce in un luogo autorevole, visto che ci possono anche mettere la firma; Wikipedia però nasce per contenere tutto il possibile, e non credo proprio che nessuno avrà mai interesse a preparare la Fujiyama Enciclopedy of Pokémon… In definitiva ben vengano tanti progetti come la SEP: speriamo che anche in Italia ci siano università così lungimiranti da preparare simili enciclopedie, meglio ancora se con una licenza libera!