Ieri il Parlamento europeo ha approvato la nuova direttiva sul copyright con 348 voti a favore e 274 contrari. Dopo anni di discussioni, revisioni e – in tempi più recenti – proteste online e in strada l’Unione europea si è espressa a favore di una normativa che mette a repentaglio la libertà della Rete e la conoscenza aperta. Crediamo che questo sia un risultato deludente, i cui effetti si avvertiranno sicuramente negli anni a venire.
L’entrata in vigore degli articoli 15 e 17 (ex 11 e 13) della direttiva in tutta l’Unione europea (UE) avrà impatti negativi diretti su tutte le attività online.
Per conformarsi all’articolo 15, i portali web di informazione che riportano notizie dovranno pagare licenze agli editori per poter mostrare le citazioni dei contenuti con il collegamento all’articolo sul sito originale. Di conseguenza, molti dei siti che in questi anni hanno aiutato le persone a reperire e comprendere meglio le informazioni sul web potrebbero scegliere di non offrire più questo tipo di servizio, rendendo così più difficile trovare online notizie di qualità da fonti attendibili.
L’articolo 17 introdurrà un nuovo regime di responsabilità in tutta l’UE, in base al quale i siti web potranno essere citati in giudizio per violazione dei diritti d’autore da parte dei loro utenti. Ciò incentiverà i portali online a filtrare automaticamente tutti i caricamenti mantenendo solo i contenuti “sicuri” e che non contengono violazioni, escludendo così tutte le eccezioni e le limitazioni esistenti al diritto d’autore che ben difficilmente potranno essere codificate in un algoritmo. Questo investirà inoltre le piattaforme online del ruolo di giudici di ciò che rappresenta o no una violazione.
Certo, apprezziamo che nella direttiva ci siano anche elementi positivi. Una nuova norma a tutela del pubblico dominio garantirà che le riproduzioni fedeli di opere nel pubblico dominio restino prive di copyright, anche se sono digitalizzate. Inoltre, musei, archivi e biblioteche saranno ora in grado di consentire l’accesso digitale a opere fuori commercio che non sono ancora entrate nel pubblico dominio. Infine, i centri di ricerca e le istituzioni culturali potranno liberamente svolgere attività di estrazione di dati o testi da opere a cui hanno legalmente accesso. Questi miglioramenti sono però marginali rispetto all’impianto complessivo della direttiva.
Nonostante la nostra profonda delusione, la lotta non finisce qui. Il reale impatto della direttiva copyright sarà determinato da come i legislatori di ciascun Paese decideranno di implementare la normativa, che dovrà essere recepita nelle varie legislazioni nazionali nell’arco dei prossimi due anni. Proseguiremo dunque il dialogo con le istituzioni per garantire che il diritto d’autore a livello nazionale possa proteggere la libertà di internet e consentire a tutti di accedere liberamente alla conoscenza.
Molti Paesi metteranno mano alle proprie norme sul copyright per la prima volta dopo anni. Ora è il momento di impegnarsi per mitigare le parti problematiche della nuova direttiva e valorizzare quelle positive: il movimento Wikimedia e i capitoli nazionali sono già al lavoro su questo, e continueranno a presidiare questi temi negli anni a venire.
Anche se gli articoli 15 e 17 rimarranno nella direttiva, ci batteremo per garantire che vengano attuati in modo corretto e interpretati nella migliore luce possibile all’interno del diritto nazionale. Al tempo stesso continueremo a chiedere provvedimenti a favore della conoscenza aperta, come l’estensione della libertà di panorama o eccezioni al diritto d’autore per i contenuti creati dagli utenti.
Ciò che ci rammarica di più, in fondo, è che la maggioranza dei membri del Parlamento europeo abbia deciso di non ascoltare le voci di tantissime organizzazioni e di milioni di cittadini preoccupati per gli impatti negativi della direttiva sulla Rete libera.
Possiamo solo augurarci che i legislatori nazionali degli Stati membri sappiamo meglio comprendere come l’attuazione della direttiva inciderà sulla libertà di Internet.
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In attesa del testo consolidato, è disponibile il testo del maxiemendamento approvato dal Parlamento europeo. Alcuni punti a cui prestare particolare attenzione sono il considerando 66 e l’articolo 2, comma 5, che in poche righe smentiscono molti commenti fantasiosi circolati in questi giorni.
Questo testo è la traduzione in italiano dell’articolo scritto da Jan Gerlach e Allison Davenport, pubblicato il 26 marzo sul sito di Wikimedia Foundation. Alcune parti dell’originale sono state modificate o integrate per il blog di Wikimedia Italia.
Nell’immagine: Voto sulla direttiva copyright in Parlamento europeo. Di European Parliament from EU, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons