Secondo la legge italiana sulla tutela dei beni culturali, per l’utilizzo di immagini di edifici storici e opere d’arte è previsto il pagamento di una tassa amministrativa speciale, che deve essere pagata per esempio anche per una cartolina del Colosseo a Roma. Questa elusione del principio del pubblico dominio da parte dei legislatori italiani è stata criticata per anni, anche dalla Corte dei Conti italiana. Ora le Gallerie dell’ Accademia di Venezia hanno tentato di riscuotere un simile diritto di licenza da Ravensburger Verlag per un puzzle con il famoso disegno de “L’Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci, del XV secolo. Il tribunale regionale di Stoccarda ha respinto un’azione di pagamento per motivi formali e negli stessi giorni i legislatori italiani hanno limitato un progetto di inasprimento della controversa pratica in seguito alle proteste della comunità scientifica.
Uno strano “canone” ostacola l’accesso al patrimonio culturale italiano di pubblico dominio
Da una riforma del 2004, passata inosservata, la legge italiana sulla tutela dei beni culturali contiene una disposizione forse unica al mondo: chiunque voglia utilizzare per fini commerciali un’immagine di un edificio storico o di un’opera d’arte che fa parte del patrimonio culturale italiano – ad esempio una foto del Colosseo in un libro o un’immagine della “Nascita di Venere” di Botticelli su un sito web – deve pagare una tassa amministrativa. La funzione del regolamento è simile a quella di una licenza, anche se la protezione del copyright delle opere in questione, tutte in pubblico dominio, è scaduta da tempo.
Nella pratica, la strana norma ha avuto finora un’esistenza piuttosto oscura: molte persone che utilizzano immagini che sono effettivamente soggette a un tributo sono completamente ignare del loro obbligo di pagamento e le istituzioni culturali statali responsabili solo molto raramente riscuotono effettivamente il compenso. Le critiche al regolamento sono altrettanto forti: soprattutto da quando, nel 2019, l’Unione Europea ha riconosciuto il diritto di utilizzare liberamente le immagini di opere d’arte di pubblico dominio nell’articolo 14 della direttiva DSM, l’organizzazione Communia, tra gli altri, chiede l’abrogazione del regolamento.
Sorprendentemente, uno dei maggiori critici del regolamento è la Corte dei Conti italiana, che ha sottolineato nel 2023, nel corso della prevista introduzione di nuove tariffe minime da parte del Ministero della Cultura italiano, che l’imposizione di questa “tassa sulle cartoline” è in contrasto con gli sforzi dello Stato italiano per promuovere l’open access: il libero accesso ai beni culturali digitali non sarebbe un interesse economico minore per l’Italia e l’obbligo di pagare le tariffe non terrebbe conto delle “peculiarità operative” dell’Internet, cioè del valore della cultura della libera condivisione dei contenuti.
Alle critiche si sono unite numerose associazioni ed organizzazioni, tra cui Wikimedia Italia, perché Wikipedia contiene naturalmente migliaia e migliaia di foto riutilizzabili per qualsiasi scopo del ricco patrimonio culturale italiano – anche grazie al grande successo del concorso fotografico “Wiki Loves Monuments”, che può essere realizzato solo con un ulteriore sforzo burocratico a causa dell’incertezza giuridica esistente in Italia. La discussione sugli assurdi eccessi del regolamento – tra cui una sentenza del tribunale contro la rivista maschile GQ, in cui un modello è stato ritratto nella posa del “David” di Michelangelo – è stata ripresa anche dai principali quotidiani italiani.
La Germania non riconosce la legge italiana: Ravensburger vince la disputa sui puzzle
L’anno scorso, il dibattito si è esteso in Germania: le Gallerie dell’Accademia di Venezia, un museo statale, aveva intentato una causa in Italia contro l’editore di giochi Ravensburger. L’azienda di origine sveva aveva raffigurato su un puzzle il famoso disegno dell’“Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci del XV secolo.
I tribunali veneziani si sono pronunciati a favore del museo e hanno addirittura imposto un divieto mondiale sulla vendita del puzzle. Ravensburger poi intentò una propria causa contro il museo davanti al tribunale regionale di Stoccarda, con lo scopo di stabilire che l’obbligo di pagamento valga solo sul territorio italiano.
Il processo ha finora ricevuto poca attenzione in Germania nonostante la sua grande importanza economica e pratica. Una vasta gamma di prodotti si potrebbe potenzialmente trovare nell’ambito della normativa italiana: dai libri storico-artistici alle semplici creazioni ispirate o collegate all’arte italiana. Ravensburger già vende numerosi prodotti che riproducono motivi del patrimonio culturale italiano. Finora, però, l’editore ha solo smesso di vendere il puzzle con l’Uomo Vitruviano.
A marzo, il Tribunale regionale di Stoccarda ha annunciato la sua decisione: poiché la legge italiana sulla tutela dei beni culturali si applica solo all’interno dell’Italia, in virtù del cosiddetto principio di territorialità, questa “tassa sulle cartoline” non può essere applicata in Germania. La Corte ha infatti affermato che l’obbligo del compenso deve essere limitato alle vendite in Italia (caso n. 17 O247/22).
Come riportato da SWR, Ravensburger vorrebbe prima attendere che la sentenza diventi legalmente vincolante – il museo ha fatto ricorso contro la decisione. Anche dopo la sentenza del tribunale, l’azienda non potrà vendere i prodotti in questione sul mercato italiano senza pagare la tassa richiesta.
Nuove eccezioni per la scienza non risolvono il problema fondamentale
In risposta alle diffuse critiche al regolamento, a marzo il Ministero dei Beni Culturali ha introdotto delle eccezioni che consentono il libero utilizzo delle immagini dei beni culturali italiani, almeno per scopi scientifici. Tuttavia, questo non sarà di grande aiuto per aziende come Ravensburger, che dovranno comunque pagare una tassa, almeno per la distribuzione dei loro prodotti in Italia.
Il quotidiano “Corriere della Sera”, in un commento alla sentenza di Stoccarda, cita il professore e politico culturale italiano Giuliano Volpe in risposta alla questione se la legge non sia in fondo necessaria per proteggere il patrimonio culturale italiano da usi “irrispettosi”: “Non si può regolare per legge il cattivo gusto o anche la volgarità, che semmai sono da combattere con le armi della cultura, dell’educazione e anche dell’ironia e della satira”. A volte tali tentativi da parte del legislatore si traducono in vera satira.
Lukas Mezger
Ha studiato legge ad Amburgo, Roma e Kiel, per poi conseguire un dottorato in diritto d’autore.Lukas Mezger svolge attività di consulenza legale specializzata in diritto dei media e dell’informatica ed èsocio dello studio legale UNVERZAGT Rechtsanwälte di Amburgo. In qualità di collaboratore diWikipedia, da anni si occupa dei limiti del copyright per il pubblico dominio. Dal 2014 al 2022 èstato membro del consiglio di Wikimedia Deutschland.
Questo articolo è originariamente comparso in tedesco su Netzpolitik con il titolo tradotto in Italiano “La ‘tassa sulle cartoline’ italiana:opere del pubblico dominio soggette a canone”.
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Immagine: Uomo Vitruviano, di Leonardo da Vinci, Pubblico Dominio, da Wikimedia Commons