L’iniziativa #SmithsonianOpenAccess, lanciata ufficialmente pochi giorni fa dal celebre museo e istituto di ricerca americano Smithsonian, è una delle più importanti operazioni di rilascio di contenuti liberi in rete da parte di un’istituzione culturale degli ultimi anni.
I numeri sono impressionanti: 2,8 milioni di dati e immagini 2D e 3D sono ora pubblicati online con licenza Creative Commons Zero (“nessun diritto riservato”) e dunque riutilizzabili per ogni scopo da chiunque senza alcuna restrizione.
Il nostro obiettivo – si legge sul sito dell’istituzione americana – è rendere le nostre collezioni accessibili facilmente a tutte le persone nel mondo, perché chiunque possa servirsene per molteplici obiettivi: fare scoperte, acquisire nuove conoscenze o sviluppare nuovi progetti artistici e creativi che possano farci vedere il mondo in modo differente da come lo concepiamo ora.”
Questa scelta orientata all’accesso aperto è totalmente in linea con la missione primaria dello Smithsonian, invariata sin dalla fondazione dell’istituzione nel 1846, ossia “aumentare e diffondere la conoscenza”.
Lo stesso James Smithson, chimico inglese e mineralogista che fondò lo Smithsonian, era un antesignano sostenitore della conoscenza aperta: “solo attraverso la condivisione delle informazioni e la collaborazione gli studiosi della natura possono ben classificare gli argomenti del loro studio, mettendo insieme tutta la varietà racchiusa in luoghi diversi e distanti nel mondo”.
Sicuramente la visione di Smithson è divenuta oggi realtà grazie a #SmithsonianOpenAccess!
Il patrimonio condiviso dall’istituzione è consultabile attraverso diversi canali:
Smithsonian sta inoltre pubblicando le immagini e i dati rilasciati su piattaforme aperte già esistenti: da CC Search – l’archivio di Creative Commons – a Wikimedia Commons, oltre ad Internet Archive e la Digital Public Library of America, ampliando così le possibilità di accesso al proprio patrimonio e stimolando il riutilizzo.
Non resta che esplorare questo “tesoro”!
Nell’immagine: Un campione della collezione di M.J. Johnson Phyllosoma conservato nell’archivio della biblioteca dello Scripps Institution of Oceanography, CC0, via SmithsonianOpenAccess