Internet Archive, a rischio tutti i contenuti aperti e digitalizzati

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Internet Archive, a rischio tutti i contenuti aperti e digitalizzati

In continuità con il supporto già espresso da Wikimedia Foundation, Wikimedia Italia manifesta il proprio sostegno a Internet Archive nelle cause legali che la vedono coinvolta, sottolineando l’importanza vitale del progetto.

Che cos’è Internet Archive

Fondata nel 1996 da Brewster Khale, Internet Archive è una biblioteca digitale non profit che si occupa di preservare la cultura digitale e promuovere l’accesso libero alla conoscenza. Non è solo un progetto tecnologico, ma un’importante iniziativa per la conservazione culturale e la promozione di un Internet inclusivo e accessibile. Lo sconfinato patrimonio digitale dell’Internet Archive, che comprende 835 miliardi di pagine web, 44 milioni tra libri e testi, 15 milioni di registrazioni audio e altro ancora, è un baluardo della conoscenza libera, e oggi rischia di scomparire.

Questo è qualcosa che vogliamo e dobbiamo evitare.

La vicenda

Dal 2020 Internet Archive è in causa con quattro grandi editori: l’accusa che gli viene mossa è di violazione del diritto d’autore a seguito della decisione di Internet Archive di istituire, durante la pandemia di COVID-19, la National Emergency Library, di eliminare la restrizione own-to-loan e consentire così a un numero illimitato di persone di accedere, in un momento di emergenza, agli ebook normalmente prestabili solo a una persona alla volta.

Insieme alla contestazione dell’uso della disposizione del fair use da parte di Internet Archive, la biblioteca è stata ritenuta colpevole di aver ottenuto un vantaggio economico e commerciale dallo sfruttamento indebito del materiale protetto da copyright, poiché essa invita sul proprio sito a fare donazioni.

Riportiamo di seguito la traduzione in italiano del comunicato di Wikimedia Foundation a supporto di Internet Archive.

Il fair use e il problema della commercializzazione delle non-profit: l’amicus curiae di Wikimedia Foundation nel caso Hachette v. Internet Archive

Aggiornamento (27 settembre 2024): Dopo l’appello di Internet Archive (da qui in poi IA), la Corte d’Appello del Secondo Circuito ha confermato, nel settembre 2024, la sentenza originale della Corte Distrettuale in questo caso. La Corte del Secondo Circuito ha confermato l’infelice decisione secondo cui il prestito digitale controllato (Controlled Digital Lending, CDL) di opere protette da copyright da parte di IA senza l’autorizzazione degli autori o degli editori, non è protetto dal fair use. Nondimeno, la Corte ha stabilito che la sollecitazione di donazioni non equivale a un uso commerciale, che era l’obiettivo principale della memoria amicus della Wikimedia Foundation. Ciò rafforza il fatto che i processi con cui le organizzazioni non profit si impegnano nelle attività di raccolta fondi, in particolare quelle che si affidano ai contenuti generati dagli utenti (UGC) come Wikimedia Foundation, continuano a essere considerati fair use. Tuttavia, considerando la CDL come una violazione, questa sentenza affievolisce le tutele che l’eccezione del fair use era destinata a coprire.

La Wikimedia Foundation, in collaborazione con Creative Commons e il Progetto Gutenberg, ha presentato un amicus curiae a sostegno di Internet Archive nella causa “Hachette v. Internet Archive”. La causa coinvolge alcuni grandi editori, che accusano Internet Archive di violazione del copyright attraverso il suo servizio di Open Library. Il contenzioso è sorti nel 2020, quando le restrizioni al servizio di prestito sono state rimosse durante la pandemia COVID-19, portando a una sentenza della Corte distrettuale contro Internet Archive nel marzo 2023. La Corte ha ritenuto che la difesa del fair use da parte dell’organizzazione non profit non fosse corretta, sottolineando le perplessità sulla richiesta di donazioni. In risposta, la relazione della Wikimedia Foundation sostiene che l’interpretazione del fair use data dalla Corte potrebbe erroneamente classificare gli usi secondari non profit come commerciali, con ripercussioni sulla possibilità di utilizzo di materiale protetto da copyright da parte di tutte le organizzazioni non profit.

La Wikimedia Foundation ha presentato un amicus curiae a sostegno di Internet Archive nella causa “Hachette contro Internet Archive”. Internet Archive è stato citato in giudizio da quattro grandi editori del settore librario, i quali sostengono che il suo servizio Open Library incoraggi la violazione del diritto d’autore. Riteniamo che la definizione della Corte di “uso commerciale” di opere protette da copyright limiti ingiustamente le attività non profit.

Internet Archive è stato creato con l’obiettivo di costruire una biblioteca digitale pubblica e consentire l’accesso a siti Internet e artefatti culturali. È stato possibile farlo scansionando libri donati e acquistati, conservando le copie fisiche e prestando quelle virtuali in un processo chiamato Controlled Digital Lending (CDL). Per evitare eventuali abusi, Internet Archive utilizzava dei lucchetti virtuali per impedire che i contenuti venissero condivisi più di una volta. In questo modo, si pensava di poter prestare i contenuti in base alla disposizione del fair use, continuando a rispettare la proprietà delle opere da parte dei detentori dei diritti d’autore. In risposta alla pandemia COVID-19, l’organizzazione ha deciso di rimuovere le restrizioni al prestito di 1,4 milioni di libri digitalizzati e ha creato una National Emergency Library.

Nel marzo 2023, la Corte distrettuale si è pronunciata contro la Emergency Library di Internet Archive e ha stabilito che, anche nel caso in cui l’organizzazione non profit avesse prestato i libri gratuitamente, il fatto che l’organizzazione invitasse a effettuare donazioni era un fattore sufficientemente significativo per ritenere che le opere protette da copyright venissero sfruttate in un modo che danneggiava i proprietari del materiale protetto da copyright. In definitiva, la Corte ha ritenuto che l’uso fatto dalla National Emergency Library fosse di natura commerciale:

IA sfrutta le opere chiamate in causa senza versare il normale corrispettivo. IA utilizza il suo sito web per attirare nuovi membri, raccogliere donazioni e rafforzare la sua posizione all’interno della comunità bibliotecaria. […] IA beneficia di questi vantaggi come risultato diretto dell’offerta dei libri degli editori in forma di ebook senza aver ottenuto la relativa autorizzazione. Sebbene non ne tragga un profitto monetario, IA ottiene comunque “un vantaggio o un beneficio dalla distribuzione e dall’uso” delle opere “senza doverne rendere conto ai titolari dei diritti d’autore”, gli Editori.

A settembre 2023, Internet Archive ha fatto ricorso. Questo ha portato la Wikimedia Foundation, insieme a Creative Commons e al Progetto Gutenberg, a presentare una amicus curiae a sostegno di Internet Archive. La nostra argomentazione verteva sulla preoccupazione che l’interpretazione del fair use data dalla Corte classificasse ingiustamente come commerciale l’uso di materiale protetto da copyright da parte di qualsiasi organizzazione non profit. La Wikimedia Foundation ha sostenuto che è problematico associare utenti nuovi, donazioni e prestigio a guadagni “commerciali” quando, in realtà, essi sono al servizio degli scopi no-profit dell’organizzazione. La disposizione del fair use è importante, in quanto consente di pubblicare liberamente alcuni tipi di contenuti sul sito web di Internet Archive. Le organizzazioni non profit dotate di siti web come Wikimedia Foundation, Project Gutenberg e Creative Commons utilizzano strategie di raccolta fondi e si affidano alle donazioni per finanziare le infrastrutture, i dipendenti e altre attività che contribuiscono a promuovere la missione di ciascuna organizzazione.

Riteniamo che la decisione della Corte minacci sia i meccanismi di raccolta fondi delle organizzazioni non profit, sia i metodi con cui queste ultime, in particolare quelle che producono risorse educative online, forniscono i loro servizi. Il concetto di monetizzazione non dovrebbe essere esteso alle donazioni, in quanto non sono correlate all’uso specifico di materiale protetto da copyright. Riteniamo che Internet Archive non abbia avuto un vantaggio commerciale con il suo servizio Open Library: al contrario, stava offrendo un servizio al pubblico in un momento di crisi.

I contenuti ospitati da un’organizzazione non profit sono generalmente stabiliti in base al tipo di contenuti che possono portare il maggior numero di benefici al grande pubblico. La decisione della Corte, secondo cui un banner su tutto il sito web che richiede donazioni è di “natura commerciale”, sottoporrebbe le organizzazioni non profit a rischi più gravi. Poiché Wikipedia e altri progetti simili si affidano ai contenuti generati dagli utenti, questa decisione creerebbe incertezza per i contributori volontari, poiché i detentori dei diritti potrebbero essere incoraggiati a contestare i contenuti pubblicati dagli utenti. In definitiva, la Wikimedia Foundation ritiene che le normali attività no-profit, come i banner di donazione all’interno di un di sito web, non debbano essere considerate “commerciali” ai sensi delle leggi sul copyright.

Se siete interessati all’argomento e volete saperne di più sul caso, potete leggere la nostra amicus curiae congiunta, la sentenza della Corte distrettuale contro Internet Archive o di Internet Archive e la sua missione.

Desideriamo ringraziare gli studenti di diritto della University of Southern California Gould School of Law Intellectual Property and Technology Law Clinic Zachary Hardy e Anna Higgins per il loro prezioso contributo alla stesura di questo documento; i nostri co-firmatari, Creative Commons e Progetto Gutenberg; lo staff legale della Wikimedia Foundation James Buatti, Shaun Spalding, Stan Adams e Jacob Rogers, e gli ex borsisti legali Elliot Ping e Veronica Dibos.

Immagine: Ritaglio di Internet Archive 05 di Svobodat, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons