In che lingue si scrive Wikipedia in Marocco?

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In che lingue si scrive Wikipedia in Marocco?

Sono arrivato in Italia quando avevo pochi mesi, nel 1998. Sono cresciuto in provincia di Como, in un paesino vicino al confine con la Svizzera. Dal 2013 ho ottenuto anche la cittadinaza italiana, ma sinceramente, più che italiano o marocchino, mi piace identificarmi come europeo.

Youssef Benbouzid ha 24 anni, studia a Milano e da quattro anni è un contributore attivo su Wikipedia in Italiano. Statisticamente fa parte delle terza comunità più numerosa di persone immigrate in Italia: quella marocchina. Una comunità che, per la sua esperienza di ventenne cresciuto in provincia, è meno compatta in Italia che in altri paesi europei. Con il risultato che quasi tutti gli amici di Yousef sono italiani e, appunto, le bandiere nazionali lasciano spazio ad altre forme di identificazione.

Yousef è il più grande di tre fratelli, ma è l’unico che, oltre all’italiano e al berbero – la lingua materna dei suoi genitori – parla anche l’arabo. Nel 2018, vista la sua passione per le lingue, per le ricerche e per la scrittura su argomenti ancora poco approfonditi, è diventato un volontario di Wikipedia: «Poter editare, dopo anni passati a leggere – racconta – è stato un colpo di fulmine. Mi si è aperto un mondo».

Imparare l’arabo via satellite

Se volete mettere alla prova un Wikipediano, chiedetegli di spiegare, possibilmente per iscritto, un argomento complesso. Potreste partire dai rapporti tra berbero e arabo: che lingua si parla in Marocco? Youssef potrebbe raccontarvi dell’indipendenza del paese, del rapporto ambivalente con la cultura francese, dei legami con il resto del Maghreb e di come l’arabo classico sia stato insegnato alla generazione di suo padre da insegnanti di origine siriana, egiziana o giordana.

Ma partiamo dell’inizio: in che lingua si parla e si scrive in Marocco? Youssef vi darà questa definizione del termine diglossia:

L’arabo  standard, identico in tutto il mondo arabo, è utilizzato esclusivamente a livello formale: nelle lezioni a scuola, nei telegiornali, nei discorsi ufficiali e in ambito letterario, ad esempio. In  ambito orale l’arabo standard non è mai usato. Nel corso dei secoli si  sono venute a formare diverse varianti linguistiche dell’arabo orale, che differiscono di regione in regione (e spesso anche di città in città) e  che si sono evolute anche venendo a contatto con varie lingue locali, tra le quali il berbero, l’aramaico e le  lingue neolatine.

Per questo motivo, racconta Youssef, quando era piccolo in casa si potevano sentire diverse lingue nell’arco di un pomeriggio: il berbero e l’italiano, usato per parlare con i genitori e i fratelli, spesso mescolando termini e espressioni, ma anche l’arabo classico dei telegiornali o quello marocchino dei telefilm, che la famiglia guardava alla TV attraverso il satellite.

Questo universo multilinguistico si riflette oggi  sugli interessi coltivati di Youssef su Wikipedia:

La mia attività su Wikipedia consiste maggiormente nello scrivere articoli relativi al mondo arabo, ma le fonti che uso sono spesso pubblicazioni accademiche che leggo in inglese o in francese, perché in italiano sono molto più scarse. In futuro vorrei contribuire anche alla Wikipedia in arabo, quando sarò giunto a padroneggiare la lingua a livello scritto in modo sufficiente.

La questione della lingua

Che lingue usare su Wikipedia non è un tema che riguarda solo le passioni o le preferenze personali, ma tutta la comunità globale di Wikipedia e gli utenti di internet in generale. Mentre infatti il movimento Wikimedia si interroga su come rappresentare nei progetti anche le lingue minoritarie, per favorire veramente l’accesso di tutti alla conoscenza, Youssef stesso segue questi dibattiti nelle lingue che conosce.

Circa un anno fa è ufficialmente nata la Wikipedia in tashelhit, la variante del berbero imparata in casa. E tra le pagine di Wikipedia in arabo emerge tutta la varietà linguistica e le sue implicazioni.

Tra gli utenti di Wikipedia in arabo – racconta Youssef – vedo spesso discussioni molto accese sulla variante da utilizzare: quella classica, usata nei contesti formali, o quelle regionali, usate nella vita vera? Molto spesso questi dibattiti si fanno accesi e si legano inevitabilmente a questioni politiche, storiche e religiose, oltre che a rivendicazioni di autonomia culturale o a riflessioni sull’unità del mondo arabo.
 

Il Marocco

Guardare al Marocco crescendo in Italia fa del paese d’origine della propria famiglia un posto legato alla scoperta e alla conservazione dei rapporti famigliari:

È sempre stato la meta delle vacanze estive, un’occasione per stringere e rafforzare i rapporti coi membri della mia famiglia estesa.La mia famiglia è originaria della zona di Agadir. Non badiamo molto alle formalità quando siamo insieme, ma ci piacciono i festeggiamenti. Quando ci riunionamo, sono molto belle le feste dedicate ai marabutti, figure equivalenti ai santi della cultura cristiana, mentre una tradizione della nostrea regione è quella del Bujlud, che consiste in un travestimento a base di pelli ovine.Uno degli aspetti che più mi rendono orgoglioso del mio Paese di origine è il suo ricco mosaico culturale. I marocchini, che fossero berberi o  arabi, ebrei o musulmani, aldilà delle proprie differenze etno-linguistiche, religiose e sociali, hanno saputo convivere e dar vita a una cultura ricchissima.

Nella foto: Bahia Palace large court (tagliata), di Val Traveler, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons