Quando vivevo a Tirana, i miei genitori e anche molti amici trovavano allucinante che io passassi il mio tempo a mappare. Mi chiedevano: perché lo fai? Perché lavori gratis?
Alla fine, ne ho fatto un lavoro!
Anisa Kuci ha 27 anni e dal 2018 vive in Trentino. Prima di arrivare ad Andalo, per raggiungere il fratello e fare la stagione estiva come cameriera in montagna, era cresciuta a Tirana, capitale dell’Albania e, prima ancora, in Grecia, dove tutta la famiglia si era trasferita quando era piccola.
Con oltre 430 mila persone, la comunità albanese è la seconda più numerosa in Italia, dopo quella romena e poco al di sopra di quella marocchina. Tra coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2015, il 20% era precedentemente cittadino albanese. Fuori dall’Unione Europea, al centro dei Balcani, con uno sbocco sul Mare Adriatico e Ionio, l’Albania è più vicina all’Italia di quanto sembri.
Molti miei amici – ricorda Anisa – hanno imparato l’italiano dalla televisione. I programmi italiani sono molto visti in Albania e prima della caduta del regime comunista, trent’anni fa, molta gente si ingegnava per ricevere il segnale e guardare programmi come il festival di Sanremo di nascosto. Io però ero cresciuta in Grecia, quindi non sapevo una parola di Italiano quando sono arrivata. Per fortuna parlavo bene l’inglese: mi è stato molto utile con i turisti quell’estate!
L’inglese è una delle cose che Anisa aveva imparato in Albania, grazie anche al suo impegno con la comunità FLOSS. Free/Libre/Open Source Software (FLOSS) è l’acronimo che unisce le comunità di sviluppatori e utenti appassionati di progetti come Mozilla e Linux, ma anche di OpenStreetMap e dei progetti Wikimedia. Per Anisa tutto è iniziato alle scuole superiori, quando incontrò un gruppo di ragazzi e ragazze interessati a questi temi. Con loro comincia a organizzare eventi e raduni.
Eravamo un bel gruppo – racconta – che si appassionava alle tematiche FLOSS. Tenevamo al tema della privacy e della sicurezza online, sentivamo il bisogno di condividere conoscenze, costruendo e responsabilizzando nuove comunità su questi argomenti. Non ci piaceva l’idea dei monopoli tecnologici e volevamo promuovere l’uso di tecnologie decentralizzate. Specialmente in Albania, dove internet e la tecnologia non sono arrivati con gli stessi tempi dell’Europa, questi argomenti sono allo stesso tempo importanti e difficili da affrontare, con un pubblico non abituato.
Grazie a gruppo di attivisti albanesi – in cui si faceva un po’ di tutto: dal programmare allo scrivere su Wikipedia, dall’organizzare eventi al registrare gli ospiti – Anisa conosce OpenStreetMap e comincia a mappare. Parte da Delvinë, la cittadina in cui è nata, e da Tirana, che, racconta, è in continuo cambiamento: c’è spesso bisogno di aggiornare le informazioni su strade, edifici e servizi sulle mappe.
Oggi, in Italia, Anisa sostiene le attività dei volontari italiani di OpenStreetMap e dei progetti Wikimedia, all’interno dello staff di Wikimedia Italia. Il viaggio per arrivare dal mappare in Albania al coordinare i volontari in Italia è stato un po’ lungo ed ha previsto una tappa in Giappone:
Nel 2017 ho vinto una borsa per partecipare a State of the Map a Aizuwakamatsu– racconta. Lì ho presentato quello che io e i miei amici stavamo facendo in Albania per far crescere la comunità di mappatori. Ho conosciuto un sacco di gente di tutto il mondo, tra cui anche qualche italiano.
Dopo la prima estate in Italia, mi tenevo impegnata facendo diversi lavori, che mi servivano anche per avere i documenti in regola. Per tre mesi ho fatto uno stage da remoto con Outreachy: una bella realtà che permette a ragazze e altri appartenenti a gruppi minoritari di fare esperienza nel mondo dell’Open Source. Ad un certo punto, alcuni mappers italiani mi hanno mandato l’annuncio di Wikimedia Italia per la mia posizione. Dopo un po’ di colloqui e qualche attesa, eccomi qui!
Le differenze tra Albania e Italia
Guardando alle comunità di OpenStreetMap in Albania e Italia, le differenze interessanti sono molte. Se in Italia si hanno più di 200 contributori giornalieri, in Albania questi sono molti meno. Inoltre, spiega Anisa:
Spesso anche il livello è diverso. In Italia ci sono molti esperti o studiosi delle tecnologie geo-spaziali che si dedicano a mappare per lavoro o nel tempo libero, mentre in Albania spesso ci sono utenti molto appassionati, ma meno preparati tecnicamente.
Una cosa invece che mi ha sorpreso è che in Albania eravamo molte più ragazze a partecipare ai progetti. Per questo appena ho potuto mi sono messa all’opera per aiutare a formare il gruppo cOSMopolIT e coinvolgere nuove donne in OpenStreetMap!
Qualcosa di nuovo
Mettere insieme le persone, far scambiare le idee, collaborare e condividere progetti è qualcosa che ha sempre appassionato Anisa. In Albania, con gli altri volontari, si occupava di organizzare OSCAL: Open Source Conference Albania. Quello che definisce il più grande evento sul software libero in Albania e nei balcani.
Una cosa che sorprendeva sempre i nostri ospiti che venivano dall’estero – racconta – era l’accoglienza degli Albanesi. Da me si dice che l’ospite è il re. Ma non è uno scherzo! Prendiamo molto sul serio il fatto di avere qualcuno in casa, sentiamo il dovere di mettergli a disposizione tutto: il tavolo si riempie di cibo e bevande, l’intera casa è a disposizione dell’ospite. Ci teniamo molto e, a quanto pare, in pochi si aspettano tutto questo calore. Dovreste provare!
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