I volontari wikipediani sono tutti un po’ speciali, ma alcuni di loro sanno davvero come lasciarci a bocca spalancata. Rientra sicuramente in questa “categoria” il nostro socio Francisco Ardini, noto alla comunità come Superchilum, che ha accettato la nostra richiesta di rilasciare un’intervista dal punto più a Sud mai raggiunto da una nave italiana in Antartide, dimostrandoci tutto il suo amore per il movimento Wikimedia, l’enciclopedia libera e la conoscenza aperta.
Grazie al supporto di Francisco, Wikimedia Italia ha inoltre aperto un dialogo con ENEA, soggetto attuatore del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) insieme a CNR, con l’obiettivo di giungere alla stipula di un accordo con l’ente per il rilascio di immagini e documenti riguardanti le spedizioni antartiche con licenza libera, così che possano essere utilizzate sui progetti Wikimedia.
Raccontaci di te, come sei finito in Antartide?
Ho avuto la fortuna di studiare chimica in un Dipartimento dell’Università di Genova che ha un gruppo di ricercatori attivo da tempo nella ricerca antartica, in affiliazione con il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide. Per me, appassionato di scienza ma anche di vita all’aria aperta e attività sul campo, l’attrazione e’ stata immediata.
Dopo essermi laureato con una tesi in chimica analitica sviluppata all’interno del gruppo di ricerca, ho proseguito la mia carriera accademica con dottorato e assegni di ricerca, fino a diventare ricercatore.
I progetti in cui sono inserito mi hanno permesso di condurre studi in entrambe le zone polari, ovvero l’Artide (Ny-Ålesund alle isole Svalbard, l’insediamento umano più a nord del mondo) e l’Antartide (nel mare di Ross, la seconda area protetta più estesa del mondo).
Sono a un totale di cinque campagne attualmente (due in Artide e tre in Antartide), e penso che non mi stancherò mai di partire per queste spedizioni – scherzando, ma non troppo, dico spesso che se potessi passerei sei mesi in Artide e sei mesi in Antartide – anche per l’estrema importanza che rivestono queste zone per il futuro del nostro pianeta.
Da tempo contribuisci a Wikipedia: ti è capitato di concentrarti anche su voci connesse alla tua attività di studio/ricerca oppure no? Se sì, qual è la “modifica” che ti ha dato più soddisfazione?
Durante il dottorato e nei primi anni di post doc avevo cominciato a creare voci molto complete legate alla chimica analitica, come nebulizzatore pneumatico o camera di nebulizzazione. Nel tempo però mi sono accorto che, dopo una giornata intera di studio, dedicare anche il mio tempo libero agli argomenti della mia ricerca mi stava saturando.
Da allora mi limito ad illustrare le pagine dell’enciclopedia con foto fatte da me, creando anche un abbozzo di voce se non è già presente: ho fatto questo per le navi da ricerca su cui mi sono imbarcato nelle mie spedizioni antartiche (Italica e Laura Bassi), le stazioni scientifiche da me visitate (Base artica Dirigibile Italia e Base Jean Corbel), i luoghi geografici nelle vicinanze (Capo Hallett, Isola Franklin e Tre Corone) e gli organismi studiati (Phyllophora antarctica).
Di sicuro, però, la voce che mi ha dato più soddisfazione è stata arsenozuccheri: mesi di ricerca (e di lavoro alla sera o nei weekend) per costruire qualcosa che a livello divulgativo non esiste da nessun’altra parte, e che dalla data di messa online (luglio 2012) esiste solo nella Wikipedia in italiano.
In questi mesi non avrai accesso all’enciclopedia libera: ti manca Wikipedia? Quale sarà la prima modifica che farai una volta tornato a casa?
In realtà non troppo, nel senso che queste esperienze antartiche non sono affascinanti solo dal punto di vista scientifico o naturale, ma anche perché l’isolamento ti permette di staccare la spina dalla routine quotidiana: in questo senso sono decisamente catartiche.
Una volta tornato a casa, a parte le ovvie modifiche di rito (rimuovere l’avviso in pagina utente che dichiara che non sarei stato disponibile per un po’ di settimane, rispondere a chi mi avesse scritto in questo periodo e dare un’occhiata agli osservati speciali modificati in mia assenza), sicuramente controllerò se tutti i posti in cui sono passato hanno una voce sull’enciclopedia, e mi dedicherò con calma a colmare le eventuali lacune.
È evidente la tua passione per le sfide estreme: secondo te qual è la sfida più grande che l’enciclopedia libera dovrà affrontare negli anni a venire?
L’enciclopedia è sempre più grande e la sua qualità sempre maggiore, ma il numero di collaboratori non cresce in maniera proporzionale. La sfida più grande dunque a mio avviso è far capire alle persone non solo che la condivisione libera del sapere è importante, ma che ognuno può dare il proprio contributo.
Proprio in questi giorni, parlando di Wikipedia in nave, buona parte dei ricercatori – fascia di età indicativa tra i 25 e i 55 anni – non sapevano che non è necessario registrarsi per contribuire all’enciclopedia libera e che chiunque può fare modifiche (per quanto controllate a posteriori dalla comunità). Questo vale ancor di più per istituzioni come musei, biblioteche, enti di ricerca ecc., che sono i principali depositari del sapere e la cui partecipazione sarebbe di importanza capitale.
Una volta superato il grande scoglio di un coinvolgimento sempre maggiore di enti e persone, si tenderà sempre più all’obiettivo ideale del nostro grande meraviglioso progetto, ossia che chiunque possa contribuire al sapere universale, per il bene di tutti.
Buon viaggio Francisco, siamo fieri di te e ti aspettiamo in Italia al tuo ritorno!
Nell’immagine: Francisco Ardini in Antartide. Di Marianna Del Core, (C) PNRA