Ospitiamo nel nostro blog la testimonianza di Manuela De Vivo, studentessa del “Corso di Laurea Magistrale in beni archeologici, artistici e del paesaggio: storia, tutela e valorizzazione” dell’Università degli Studi di Bologna che ha recentemente concluso il suo percorso di studi presentando una tesi sulla comunicazione via web del patrimonio culturale. Manuela ci ha raccontato perché ha scelto di dedicare un capitolo del suo lavoro conclusivo ai progetti Wikimedia.
Comunicare il patrimonio culturale sul web è un modo per raggiungere una grande varietà di pubblici, perché tutti possano essere consapevoli dell’enorme tesoro presente sul territorio e possano ricostruire le proprie radici. Affinché questo avvenga c’è bisogno che il sapere sia accessibile a tutti, sia dal punto di vista dei linguaggi comunicativi, sia dei contenuti.
Il motivo per cui ho scelto di concentrare un capitolo della mia tesi di laurea in archeologia sugli strumenti Wikimedia è perché il mondo dei wiki, e quindi anche di Wikipedia, muove i passi proprio in questa direzione.
Essi danno la possibilità non solo agli “addetti ai lavori” ma a chiunque abbia interesse e ne sia informato, di aggiungere informazioni e condividerle, creando così una vera e propria comunità che aggiorna continuamente i contenuti livellando i diversi punti di vista.
Durante la mia attività di tirocinio presso l’Università degli Studi di Bologna sono potuta entrare in contatto con la comunità degli utenti che contribuisce attivamente allo sviluppo di Wikipedia per raccogliere dati rilevanti e analizzare lo scambio continuo di informazioni legato al confronto che si crea tra i wikipediani attivi. In parallelo, ho svolto attività di ricerca bibliografica in riferimento agli strumenti wiki e Wikimedia.
Nel mio approfondimento sono partita dal fondamentale testo di Andrew Lih, La Rivoluzione di Wikipedia, che racconta la storia della nascita dell’enciclopedia partendo dalle biografie dei fondatori Wales, Sanger e Cunningham, per raccontare i valori essenziali alla base del progetto e i suoi successivi sviluppi.
Ne ho poi studiato le applicazioni pratiche, analizzando il modello di alcuni progetti educativi realizzati dai soci e volontari di Wikimedia Italia che si fondano su principi di condivisione orizzontale e collaborativa della conoscenza: tra i tanti Vivarium, sperimentazione che nell’anno scolastico 2015/2016 ha interessato il Liceo delle Scienze Umane “E. Gianturco” di Potenza e che prevede la creazione collettiva di contenuti didattici da parte dei docenti su Wikibooks e su altri progetti Wikimedia.
Il metodo formativo utilizzato per Vivarium – collaborativo, aperto e che implica la creazione di contenuti liberi, accessibili a tutti e costantemente aggiornati – può essere ed è stato applicato con successo anche a progetti orientati alla valorizzazione del patrimonio culturale.
Ne è un esempio QrPedia, progetto attuato per la prima volta nel 2012 nella cittadina inglese di Monmouth, che è stato una valida dimostrazione di come la scrittura collaborativa sui wiki possa essere un mezzo per coinvolgere attivamente i cittadini, facendo loro arricchire e integrare le informazioni presenti in rete su monumenti e luoghi di interesse della loro città.
Un’altra case history interessante e strettamente legata all’archeologia è il progetto Archeosticker che ha permesso di comunicare in modo divertente l’amore per questa disciplina a un vasto numero di persone attraverso la creazione di stickers personalizzati per Telegram, creati utilizzando immagini di reperti archeologici presenti su Wikimedia Commons.
I progetti citati sono solo alcuni esempi di come il patrimonio culturale in generale, e nello specifico quello archeologico, possa essere reso accessibile a tutti grazie al linguaggio semplice e immediato dei progetti wiki.
Essendo il patrimonio culturale espressione della comunità a cui appartiene, gli strumenti Wikimedia non possono che essere un valido mezzo per poterla coinvolgere attivamente e restituirglielo.
Decostruire i confini attraverso la conoscenza, costruire comunità dove possano essere abbattute tutte le barriere culturali.
Nell’immagine: Una dipendente della Royal Birmingham Society of Artists (RBSA) esegue la scansione di uno dei codici QRpedia sul busto di David Cox. Foto di Rock drum (opera propria), CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons