L’articolo che segue è stato scritto per Wikimedia Italia dal socio Mattia Luigi Nappi, che ha partecipato per Wikimedia Italia all’edizione 2020 della conferenza “Privacy Camp and the Computers, Privacy & Data Protection (CPDP)”, che si è tenuta dal 21 al 24 gennaio a Bruxelles. Ringraziamo Mattia per la sua testimonianza!
Il maggiore evento globale dedicato alla privacy e protezione dei dati digitali si è appena concluso e subito di seguito, due giorni fa, tutto il mondo ha celebrato il Data Privacy Day, la ricorrenza internazionale dedicata alla sensibilizzazione sull’importanza trasversale della protezione dei dati.
Diverse opportunità, accompagnate da altrettante preoccupazioni, sono emerse nell’ambito di questa edizione di CPDP, in cui oltre 1000 tra avvocati, informatici, attivisti, filosofi, amministratori pubblici e altri professionisti si sono incontrati per discutere di temi che spaziano dal trattamento dei dati per la ricerca in ambito medico pubblico, alle ingiustizie sociali che possono sorgere dalla profilazione massiva degli utenti delle piattaforme social o commerciali, fino all’utilizzo degli algoritmi di intelligenza artificiale (AI) per le decisioni pubbliche nelle aule di tribunale.
La protezione dei dati personali nella Comunità Europea è regolata dal regolamento GDPR, attivo da maggio 2018 e nato con l’intenzione di favorire il riutilizzo dei dati e, al tempo stesso, garantire una maggiore privacy ai cittadini sulla base dei principi cardine della necessità di consenso esplicito (privacy by default), della progettazione dei sistemi informatici secondo le migliori pratiche di protezione (privacy by design), nonché sul principio di responsabilizzazione giuridica dei titolari del trattamento dei dati.
La rapida evoluzione del settore tecnologico e l’ampia varietà dei casi legali che si sono nel frattempo presentati richiedono tuttavia una progressiva interpretazione dei principi sopra descritti e persino una possibile estensione normativa.
Se ne è parlato ad esempio con il controverso caso dell’assegnazione pubblica di cattedre sulla base di algoritmo di AI, bloccata dal Consiglio di Stato che, dopo essersi fatto promotore dell’utilizzo degli algoritmi automatici, ha però posto come condizioni obbligatorie la cosiddetta “spiegabilità” dei risultati e il carattere non-discriminatorio delle procedure. Ciò significa chiedere agli algoritmi di dare una spiegazione logica se-allora o quantomeno narrativa sulle decisioni per evitare discriminazioni, come sono in grado di fare alcuni dei più avanzati sistemi che si occupano di individuare i sospetti per un reato.
Ad esempio se un sistema di AI non è in grado di “produrre una spiegazione” riguardo alle sue scelte ed ha affinato i suoi processi di selezione via machine learning su un campione di casi dove una precedente selezione umana è stata ingiustamente effettuata per etnia, sesso o orientamento sessuale, allora rischia di produrre risultati distorti e discriminanti.
Un altro argomento problematico e delicato è la tutela della privacy degli attivisti, in particolare se portano avanti battaglie rischiose che mettono a repentaglio la loro incolumità. A questo tema è dedicato l’evento di apertura di CPDP: il PrivacyCamp organizzato da eDRI (European Digital Rights).
Nell’ambito dell’evento diversi attivisti che hanno attraversato carcere e subito violazioni di ogni tipo hanno raccontato come vivono il tema della privacy, evidenziando problemi e buone pratiche di protezione e accessibilità dei dati personali. Tali questioni da sempre sono oggetto di attenzione da parte dell’associazione Access Now, che è intervenuta nell’ambito della conferenza e da anni offre assistenza specializzata in questo ambito.
Altri avanzamenti tecnologici rilevanti da tenere sott’occhio ora e in futuro dal punto di vista della privacy saranno – tra gli altri – il riconoscimento facciale massivo, la registrazione delle impronte digitali, la diffusione di analisi comportamentali e mediche automatiche e la geolocalizzazione e invasione di spazi prima preclusi ai più come quelli accessibili a droni o ogni forma di sensoristica.
In definitiva la tutela della privacy, online e offline, sarà uno dei temi chiave di discussione per il futuro: il movimento Wikimedia e Wikimedia Italia non possono fare altro che seguire con attenzione tutti gli sviluppi e continuare ad informare e sensibilizzare gli utenti al riguardo.
Nell’immagine: una manifestazione per la tutela dei diritti digitali in Germiania. Di Matthias Hornung, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons