Wikimedia Italia, a partire da aprile 2016, ha attivato una collaborazione per la realizzazione di Connected Open Heritage (COH), un progetto di Wikimedia Svezia nato con l’obiettivo di tutelare e diffondere, grazie alla preservazione digitale, la conoscenza del patrimonio culturale internazionale a rischio. Sono tantissimi infatti i siti e i beni culturali nel mondo che – a causa di guerre, fenomeni naturali o della semplice incuria umana – sono in pericolo e rischiano di essere persi per sempre.
Nell’ambito del progetto, Wikimedia Italia ha raccolto e rilasciato con licenza libera su Wikimedia Commons oltre 1.000 immagini di beni culturali che – da ora in avanti – saranno accessibili a tutti e liberamente riutilizzabili per ogni scopo.
Le fotografie “liberate” sono state scattate da archeologi e volontari italiani impegnati in studi sul campo in Siria e in Giordania tra il 1993 e il 2000: grazie al loro lavoro di documentazione oggi possiamo conservare una testimonianza del patrimonio culturale locale, compresi beni parzialmente o completamente distrutti a causa dei conflitti e delle incursioni dell’ISIS.
Apamea, Siria. Foto di Marina Milella / DecArch, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza Virgina Cirilli, che ha curato i rapporti con il GAR (Gruppo Archeologico Romano), e Marina Milella, presidente di DecArch (Decorazione Architettonica Romana), entrambe archeologhe e socie di Wikimedia Italia: grazie al loro operato sono state rilasciate 1021 immagini, 483 fornite dal GAR – già scansionate – e 538 diapositive messe a disposizione da DecArch, che le ha digitalizzate per l’occasione.
Sebbene si sia iniziato a lavorare al progetto sin da subito, i rappresentanti di Wikimedia Italia e Wikimedia Svezia si sono incontrati a luglio 2016 a Wikimania Esino Lario, dove è avvenuto simbolicamente il passaggio di consegna delle fotografie: nei cinque mesi successivi l’associazione svedese ha lavorato al caricamento massivo degli scatti su Wikimedia Commons.
A ogni immagine è stato associato un template creato appositamente, che attribuisce la provenienza degli scatti al GAR o a DecArch; inoltre, anche grazie all’aiuto e alle conoscenze approfondite di Marina Milella, per ogni scatto sono stati inseriti metadati specifici riguardanti il bene rappresentato.
Le informazioni disponibili sono soprattutto in italiano, ma è già in programma la traduzione dei dati in inglese, con l’obiettivo di aumentarne la diffusione e renderle accessibili a un numero ancora più ampio di persone.
Arco monumentale di Palmira, nella facciata verso il Tempio di Bel. Foto di Marina Milella / DecArch, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Una delle immagini digitalizzate, che raffigura il sito archeologico di Palmira prima della sua distruzione per mano dell’ISIS è stata scelta per rappresentare la Siria nella mostra fotografica sul patrimonio culturale a rischio “Journeys Through Our Fragile Heritage: discover, preserve, transmit”, esposta presso la sede UNESCO di Parigi. Le immagini di Connected Open Heritage sono state inoltre esposte in Svezia, in Canada (nell’ambito di Wikimania Montréal 2017) e in Italia, parte integrante della mostra “Opera Libera” inaugurata a Roma, presso il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia in collaborazione con il MiBACT, quindi a Reggio Calabria e a Rossano Calabro.
L’esperienza di Connected Open Heritage attesta il grande valore della collaborazione tra i capitoli nazionali e dimostra le grandi potenzialità dei progetti Wikimedia – non solo Wikipedia ma anche i progetti fratelli, come Wikimedia Commons – nel favorire la libertà di accesso, la visibilità e la tutela del nostro patrimonio culturale mondiale, sensibilizzando e coinvolgendo la comunità in tal senso, prima linea di difesa e di valorizzazione del proprio patrimonio.
Nell’immagine in alto: Moschea Omayyadi, Aleppo. Foto di Gianfranco Gazzetti / GAR, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons