Tutte le opere creative sono protette dal diritto d’autore, ma i diritti d’autore non durano per sempre. Tra pochi giorni, il primo gennaio, come ogni anno molte opere entreranno infatti nel pubblico dominio; potranno essere libri, dipinti, foto e ogni forma di espressione dell’intelletto umano. In Europa e quindi anche in Italia, la soglia di tempo oltre cui un’opera entra nel pubblico dominio sono i settant’anni dalla morte dell’autrice o dell’autore: dopo questo momento, le opere sono a disposizione di tutti, per essere riutilizzate, tradotte in altre lingue, adattate in film, o pubblicate sui progetti Wikimedia.
Perché il Pubblico Dominio è importante
Proprio per questa ragione il pubblico dominio è importante: perché permette a tutte le persone di godere del patrimonio culturale e di contribuire alla sua valorizzazione, anche creando opere nuove basandosi su quelle del passato. Esisterebbe l’Eneide senza l’Odissea, o la Divina Commedia senza Virgilio? E che dire di tutti i film in costume tratti dai classici dell’Ottocento, o delle opere di fotografi contemporanei ispirate ai quadri del Rinascimento? Il pubblico dominio serve proprio a questo: a creare uno spazio comune, da cui tutti possono attingere per creare qualcosa di nuovo.
Come donare al Pubblico Dominio
Aspettare i settant’anni dalla morte di una persona può essere un limite un po’ troppo lungo per molti. Tuttavia, per gli autori esistono diversi modi per mettere a disposizione di tutti le opere del proprio ingegno, fin da subito. Si possono usare le licenze Creative Commons, le stesse usate su Wikipedia e sui progetti fratelli, che assicurano che l’autore venga sempre riconosciuto, pur ovviando al problema di “tutti i diritti riservati” tipico del copyright. Usando una licenza Creative Commons, solo alcuni diritti sono riservati e le persone che trovano un’opera con questa licenza la possono riusare seguendo i termini indicati.
Ancora più interessante però, soprattutto per musei, archivi e biblioteche, è la possibilità di utilizzare strumenti come CC0 o il marchio di pubblico dominio (PDM, Public Domain Mark).
Che cosa vuol dire CC0
CC0 non è una vera e propria licenza, ma è uno strumento ideato da Creative Commons per permettere agli autori e alle autrici di un’opera creativa originale di rendere evidente la loro volontà di donarla al pubblico dominio. Gli autori e le autrici rinunciano a tutti i diritti d’autore sull’opera e se qualcuno dovesse quindi reperirla, saprà di poterla usare liberamente, come tutte le opere in pubblico dominio.
Anche tutti i dati pubblicati su Wikidata sono in CC0, per facilitarne l’uso e il riuso.
Che cosa vuol dire PDM o Publico Domain Mark
Il PDM è un’altro strumento elaborato da Creative Commons. Questo è stato pensato per rendere evidente lo status di pubblico dominio di un’opera. In questo caso quindi non è l’autore a rinunciare ai diritti dell’opera, ma semplicemente si dichiara che, sulla base delle conoscenze in proprio possesso, questa è effettivamente in pubblico dominio in tutto il mondo e può quindi essere utilizzata di conseguenza.
Questo strumento è interessante anche per le istituzioni culturali che volessero pubblicare immagini fedeli delle opere d’arte che conservano, soprattutto se queste ultime sono già in pubblico dominio, rendendo evidente la volontà di destinare anche le immagini al pubblico dominio.
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Immagine: The Forerunner, di Eleanor Fortescue-Brickdale, Pubblico Dominio, da Wikimedia Commons