Dal 28 al 30 luglio il Politecnico di Milano ospiterà State of the Map 2018, il raduno mondiale della comunità OpenStreetMap. La tre giorni sarà ricca di interventi di mappatori, ricercatori e aziende che racconteranno ai partecipanti come utilizzano la mappa libera e quali opportunità individuano nella piattaforma.
Quest’anno per la prima volta il programma ospiterà una sessione interamente dedicata al mondo della ricerca scientifica (the Academic Track), che si svolgerà nella giornata di domenica 29 luglio dalle 9,30 alle 17 in sala S.1.3.
Abbiamo intervistato e chiesto qualche anticipazione sul programma a Marco Minghini, Ph.D. e assegnista di ricerca al Politecnico di Milano che ha contribuito all’ideazione della sessione e ha guidato la Commissione Scientifica nella valutazione degli abstract ricevuti
Ciao Marco, piacere di ritrovarti! Raccontaci un po’ qual è la tua formazione e da quanto tempo conosci il progetto OpenStreetMap.
La strada che mi ha portato a conoscere la “Wikipedia delle mappe” è un po’ diversa da quella di tanti altri: non nasco infatti come mappatore volontario, ma ho conosciuto OpenStreetMap attraverso la ricerca accademica.
Per la mia tesi di dottorato, che ho discusso nel 2014, ho scelto di analizzare il panorama dei sistemi di informazione geografica volontaria – in inglese noti come VGI – in cui OpenStreetMap era una delle esperienze più studiate. Mi sono incuriosito, ho iniziato a familiarizzare con la piattaforma ed è così che ho iniziato a mappare. Da quel giorno non ho più smesso.
OpenStreetMap è entrato a fare parte del mio tempo libero, ma anche della mia vita professionale: ho potuto infatti approfondire poi l’attività di ricerca sulla piattaforma nell’ambito della mia esperienza presso il GEOlab, coordinato dalla Prof.ssa Brovelli.
Come volontario, ho anche partecipato e ho contribuito a organizzare numerosissimi eventi finalizzati ad arricchire la mappa libera o a spiegare come si fa a contribuire.
Quali delle iniziative a cui hai collaborato ti hanno appassionato di più?
Sicuramente l’attività di mappatura umanitaria con lo Humanitarian OpenStreetMap Team (HOT), di cui sono diventato Voting Member a febbraio 2017.
Il primo grande evento organizzato con il mio gruppo di ricerca al Polo di Como del Politecnico è stato un mapathon nel 2015 volto a registrare da remoto su OpenStreetMap dati geografici sulle aree colpite dal terremoto in Nepal, in modo da aiutare i volontari sul territorio a prestare soccorso alla popolazione.
Nel 2016 abbiamo invece organizzato una maratona di mappatura con 200 bambini di quarta elementare, che hanno imparato a interagire con la mappa libera e registrato su OpenStreetMap dati riguardanti un’area dello Swaziland interessata dalla malaria. Il loro entusiasmo ci ha spiazzati: si sentivano talmente coinvolti nella causa, che in sole poche ore hanno contribuito a mappare più di 5.000 edifici e registrato oltre 40.000 modifiche su OSM.
Ciò che mi ha dato maggiormente soddisfazione in questi anni è stata la possibilità di insegnare agli altri come utilizzare OpenStreetMap, facendoli diventare mappatori, oltre ovviamente all’opportunità di approfondire lo studio della mappa nella mia attività di ricerca.
Torniamo infatti alla ricerca: raccontaci un po’ com’è nata l’idea di lanciare per la prima volta una sessione dedicata al mondo accademico.
L’anno scorso, grazie a una scholarship, ho avuto l’opportunità di partecipare alla decima edizione di State of the Map, che si è svolta in Giappone. A differenza di altri, ho portato in conferenza un intervento di taglio accademico: una “nuova prospettiva” di analisi della mappa libera che ha destato grande interesse da parte dei partecipanti all’iniziativa.
Quando ho saputo che l’edizione 2018 di State of the Map sarebbe stata a Milano, ho subito proposto alla Prof.ssa Brovelli del Politecnico di Milano di organizzare una giornata dedicata al mondo della ricerca: così è nata l’Academic Track.
Quanti abstract avete ricevuto e quanti sono stati selezionati dalla Commissione Scientifica? Hai voglia di segnalarcene due che ti hanno particolarmente colpito?
Abbiamo promosso la call for abstract attraverso i nostri circuiti, tra cui quello degli YouthMappers – a cui è affiliato il gruppo italiano dei PoliMappers – e del software geografico libero, che fa capo alla Open Source Geospatial Foundation (OSGeo).
In totale, abbiamo ricevuto 36 proposte, di cui 12 sono state accettate. Ogni proposta è stata valutata da almeno tre membri della Commissione sulla base di criteri di originalità, rilevanza per la ricerca scientifica e rispondenza ai temi della call (qualità dei dati, analisi dei pattern di contribuzione a OpenStreetMap, integrazione dei dati OpenStreetMap con altri dataset, etc.).
Tutti i contributi sono di alto livello, tra i più interessanti a mio avviso quello di Peter Mooney, che indaga le potenzialità di collaborazione tra la comunità scientifica e la comunità di mappatori volontari di OSM e quello dei ricercatori dell’Università di Heidelberg, che presenteranno la nuova piattaforma Ohsome nata con l’obiettivo di fornire un accesso semplificato ai dati di OSM.
Un ultimo quesito: quali prospettive future ti aspetti per gli studi scientifici su OpenStreetMap?
La mappa libera è una ricchezza inesauribile: contiene moltissimi dati, diversi, estremamente ricchi e combinabili con altri dataset. A livello scientifico, di questa ricchezza si conosce ancora poco.
Sicuramente nei prossimi anni la comunità accademica e gli OSMer dovranno interrogarsi su come utilizzare i dati geografici liberi registrati sul database per dare risposta a problemi concreti: ho già avuto modo di vedere alcune interessanti applicazioni su tematiche emergenti come cambiamento climatico e consumo di suolo, ma sono tante le strade che ancora dobbiamo esplorare!
Grazie Marco, ci vediamo a State of the Map!
Nell’immagine: Marco Minghini per State of the Map 2018. Grafica di Francesca Ussani (WMIT), CC BY-SA 4.0