Aprire le collezioni non è abbastanza

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Aprire le collezioni non è abbastanza

Esempi per facilitarne il riuso da parte delle comunità

Negli ultimi decenni, molte istituzioni del mondo della conoscenza – come università, scuole, istituti di ricerca, biblioteche, archivi e musei – hanno assistito al lento movimento verso la digitalizzazione della società, compreso lo sviluppo di nuove pratiche di adattamento all’era digitale.

Come parte di questo processo, i professionisti del patrimonio culturale hanno lavorato senza sosta per digitalizzare le loro collezioni. Oggi molte organizzazioni hanno già fatto passi significativi verso pratiche di apertura nell’ambiente digitale, per poter adempiere online al mandato del loro servizio pubblico: preservare e assicurare a tutti i cittadini l’accesso e la possibilità di ricercare e riutilizzare le collezioni.

A fianco di questi cambiamenti, l’UNESCO ha riconosciuto il bisogno dell’open access in vari campi, come la scienza e l’educazione, ed ha quindi promosso raccomandazioni sulle risorse educative aperte e l’Open Science, ma anche sull’accessibilità al patrimonio documentario. L’UNESCO sottolinea l’importanza di rafforzare la presenza delle istituzioni culturali e scientifiche online, offrendo informazioni affidabili ed equo accesso alla conoscenza, supportando le istituzioni di ricerca e di formazione nello scoprire contenuti di valore e le industrie culturali nel riutilizzare il patrimonio culturale nel loro lavoro.

Questo articolo vuole condividere delle pratiche per diversificare le strategie di disseminazione per migliorare la visibilità e il raggiungimento di nuovi pubblici e sviluppare relazioni con le comunità creative, aiutandole a muoversi tra le collezioni e a riutilizzarle al meglio.

Promuovere la visibilità delle collezioni ampliando la strategia di disseminazione

Fornire collezioni accessibili non è abbastanza. Nel campo delle istituzioni culturali, gli addetti ai lavori hanno discusso per anni su come raggiungere meglio le persone e attrarre nuovi pubblici all’interno dei propri ambienti fisici. Seguendo questa discussione, molti musei e gallerie hanno provato a organizzare mostre al di fuori dei loro spazi istituzionali, per raggiungere un nuovo pubblico. Questa strategia deve essere continuata anche per le collezioni online, perché semplicemente non possiamo aspettarci dal nostro pubblico di venire direttamente da noi. Dobbiamo andare verso i pubblici e incontrarli dove sono, anche se questo significa in ambienti diversi online.

Il problema rimane simile per gli spazi online: come possiamo raggiungere meglio i nuovi pubblici, non solo per quanto riguarda la comunicazione top-down, ma anche per dare la possibilità a comunità rilevanti di sentirsi a proprio agio nel muoversi tra le collezioni pubblicate con licenze aperte o in pubblico dominio1, nel riusarle e nel creare nuove opere?

Moltiplicare le piattaforme per la disseminazione delle collezioni è una strategia semplice per ottenere visibilità, rilanciare il traffico ai nostri siti e espandere il pubblico raggiunto. Oltre ad assicurarsi che le comunità siano a conoscenza del fatto che le collezioni sono disponibili sul portale dell’istituzione, le collezioni possono anche essere pubblicate su Wikimedia Commons (semplificando il riuso per illustrare gli articoli di Wikipedia), su Flickr Commons e su Europeana. Seguendo il lavoro di Europeana, organizzare i propri contenuti per tema o per genere così da migliorarne la visibilità verso gli utilizzatori è un altro modo interessante di accrescerne l’interesse.

Identifica, sostieni e costruisci le tue comunità di utenti

Le istituzioni che si occupano del patrimonio culturale controllano l’accesso a collezioni fatte di dipinti, disegni, materiali audio-visuali, suoni, oggetti e anche creazioni pensate per il mondo digitale. Le istituzioni si rivolgono a varie comunità di utenti che possono essere interessate a riutilizzare collezioni pubblicate con licenze libere o appartenenti al pubblico dominio, a seconda dei media utilizzati (audio, audio-visuale, testi, immagini), o delle tematiche (scienze, arti, sociologia).

Fornire questi contenuti a ricercatori, studenti, insegnanti e creativi (designer, musicisti, filmmaker, creatori di contenuti per la realtà virtuale, artisti digitali e analogici) sarebbe un buon passo avanti nell’assicurarsi che i pubblici potenziali siano consapevoli delle collezioni disponibile e dei nuovi lavori che potrebbero essere riutilizzati.

Mentre molte istituzioni sono ancora concentrate sulle collezioni analogiche e tangibili, spesso sottovalutiamo lo sviluppo della cultura digitale e dei lavori pensati per l’ambiente digitale, che sono portati ad essere direttamente o indirettamente influenzati dalle collezioni digitalizzate, o che sono anche riutilizzati, in maniera simile a come i collage sono stati utilizzati come parte delle creazioni analogiche. In un contesto in cui si stanno sviluppando più che mai la Digital Culture2 e le opere d’arte digitali, le istituzioni dovrebbero riflettere su come passare dal preservare e fornire accesso a collezioni esclusivamente analogiche, al presentate e fornire accesso a collezioni miste (sia digitali che analogiche).

Negli ultimi anni, le istituzioni culturali hanno sviluppato progetti e strategie per creare relazioni con le comunità, come Europeana con GIF IT UP, un progetto che incoraggia le persone a creare le proprie GIFs partendo dalle collezioni presenti sul sito, riunendo comunità varie e di provenienza internazionale.

IlNetherlands Institute for Sound & Vision ha fatto a sua volta un lavoro notevole in questo campo con il REMIX FEST – How to Reuse Archive. Questo evento punta a riunire comunità di autori, studenti in ambito creativo e professionisti dell’istruzione per sviluppare una migliore comprensione delle possibilità offerte dall’istituzione per riutilizzare le collezioni. L’evento va dal mostrare i riutilizzi delle collezioni fatti da artisti e creativi, al condividere informazioni sul copyright, fino ai workshop sul come archiviare digitalmente il proprio lavoro in quanto artisti.

Anche la Musoemix Community è stata molto influente nel creare spazi per gli utenti nelle istituzioni che si occupano del patrimonio culturale. Questo evento internazionale invita designers, programmatori, divulgatori, artisti, ricercatori, costruttori e amanti dei musei a incontrarsi in un hackathon di tre giorni, creando nuovi modi di pensare ai musei. Uno dei loro pilastri è il concetto di museo aperto e connesso, che è anche collegato all’idea cruciale di permettere ai cittadini di accedere ai contenuti e di riutilizzarli e aiuta questi ultimi a comprendere meglio il ruolo di questo spazio nel XXI secolo. 3

Trasformare le istituzioni culturali in pilastri della creatività contemporanea

Sviluppare delle Open Access Policy e pratiche rispettose del pubblico dominio è un elemento cruciale per le istituzioni culturali per essere visibili online, ma anche per sostenere l’ecosistema creativo nell’era digitale. Al di là di garantire uno spazio sicuro per preservare le opere e la visibilità delle collezioni, le istituzioni culturali giocano un ruolo fondamentale nel dare risalto alle opere d’arte del passato e nel sostenere i nuovi sviluppi creativi, che siano analogici o digitali. Con il passaggio agli strumenti digitali, molti creativi si sono dati alle creazioni digitali, avendo a propria disposizione numerosi nuovi mezzi che incorporano collezioni in 2D e 3D negli spazi online.

Per esempio, l’artista di Amsterdam Abner Preis si concentra sulle esperienze di racconto interattive e immersive e ha prodotto un lavoro intitolato “Through the Blowing Curtains” per il Museo Arnhem. In quest’opera, ha usato materiali provenienti dal Netherlands Institute for Sound & Vision per mostrare collezioni storiche legate al tema della battaglia di Arnhem all’interno di una sua creazione originale, costruendo qualcosa di nuovo partendo dal lavoro di altri artisti e creativi.

Un altro esempio di un differente formato di collezioni può essere visto nel lavoro eccellente della casa editrice Tendance Négative. Questo collettivo francese riadatta e ritraduce opere letterarie in pubblico dominio e crea nuovi libri unici e graficamente innovativi, basati sulla storia del libro. Grazie al crowdsourcing sostenuto dalla loro comunità, riescono a finanziare la produzione e la vendita dei libri. Come si può vedere dalla nota nel loro form di contatto: “Non stiamo cercando stagisti o dipendenti. Per i manoscritti, per favore contattateci quando sarete morti da più di 70 anni”.

Venendo alla musica, il Free Music Archive è un altro progetto eccellente che merita attenzione. Raggruppa opere di musicisti e produttori musicali per pubblicare la musica online. Queste opere non appartengono al pubblico dominio, ma sono pubblicare con licenze aperte per usi personali (ma non per usi commerciali). Significa che è possibile per le persone scaricare gratuitamente e usare per scopi personali contenuti aperti. Se qualcuno vuole utilizzare la musica per usi commerciali, deve pagare una licenza. Un modo per cercare un equilibrio tra l’evidenziare il lavoro dei creativi nell’epoca digitale, in cui gli algoritmi influenzano la visibilità e quindi il lavoro, e consentire un guadagno per gli autori.

Consigli pratici per gli addetti ai lavori

Se volete seguire l’esempio delle istituzioni sopra citate, ecco alcuni suggerimenti che potrebbero essere utili:

  • Chiarite e rendete visibile lo status dell’opera rispetto al copyright4;
  • Definite le condizioni di riuso del portale;
  • Comunicate la vostra strategia Open Access nelle news e rispetto ai vostri partner (scuole, università, giornali, creativi). Un esempio del Cleveland Museum of Art e del Museo Statale di Berlino.

Far accettare e implementare una strategia Open Access da parte di un’istituzione può richiedere tempo. È normale: nel frattempo (ma anche dopo), potete:

  • Identificare e coinvolgere le comunità di riferimento;
  • Creare eventi per queste comunità;
  • Creare collaborazioni con scuole, università, collettivi, istituti di ricerca, industrie creative.

Una volta che avete risolte i problemi legali e individuato pubblici e partner, continuate a valorizzare e comunicare le vostre opere:

  • Create concorsi creativi basati sulle vostre collezioni;
  • Condividete i vostri successi come esempio da seguire per altre istituzioni con interviste, blog, presentazioni.
  • Dialogate le vostre comunità creative per raggiungere nuovi utenti

Camille Françoise

Camille Françoise ha esperienza nell’ambito degli studi sui musei e le tecnologie. Il suo lavoro con la Federazione Internazionale delle Associazioni delle Biblioteche e con Creative Commons si è concentrato sulle policy internazionali legate al diritto d’autore, sulle pratiche di Open Knowledge e sulle iniziative legate al Pubblico Dominio, mostrando un profondo impegno a rendere la conoscenza accessibile e equa per tutti.Con un grande interesse per la gestione delle tecnologie, i diritti umani e il futuro dei mezzi di comunicazione, oggi lavora come Product Manager nell’ambito della ricerca e del patrimonio dei nuovi media. In questo ruolo, è in prima linea nel ricercare strade innovative per conservare i media emergenti, assicurando la loro disponibilità anche per le generazioni future.

  1. Public Domain Manifesto, Communia, consultato l’11 luglio 2024 ↩︎
  2. Towards Preserving Digital Culture, interview series, Camille Francoise, consultato l’11 luglio 2024 ↩︎
  3. Museomix, l’invention d’un musée du XXIème siècle, Serge Chaumier e Camille Françoise, consultato l’11 luglio 2024 ↩︎
  4. Copyright Guidelines for Cultural Heritage – Europeana, accessed the 11th of July 2024.  ↩︎

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Immagine: What freedom!, di Il’ja Efimovič Repin, Pubblico dominio, da Wikimedia Commons