L’Istituto Avogadro di Torino vanta oltre 220 anni di storia, ma più che al suo lungo passato preferisce guardare al futuro. Anche cercando nuovi modi per coinvolgere gli studenti e far loro mettere in pratica le nozioni apprese a scuola, come mostra l’attività del gruppo AvoMappers.
Negli ultimi anni, diverse classi di studenti si sono susseguite all’interno del gruppo, guidato dal professor Alfonso Carlone e dal wikimediano Marco Brancolini, e hanno potuto spaziare su diversi temi: mappatura dei paesi in via di sviluppo, inquinamento atmosferico, mobilità, accessibilità e indoor mapping. Sempre utilizzando OpenStreetMap come spazio di sperimentazione e di conservazione delle proprie esperienze.
Perché OpenStreetMap funziona in classe
OpenStreetMap, da molti definito “la Wikipedia delle mappe”, è un database di dati geospaziali. Si presenta come una mappa, ma in realtà è un progetto aperto dove tutti possono intervenire aggiungendo informazioni e da cui tutti possono attingere per sviluppare mappe, applicazioni, ricerche.
Mentre Wikipedia vuole descrivere il mondo nella forma di un’enciclopedia, OpenStreetMap lo fa nella forma di una mappa. Questo lo rende uno strumento quasi più facile da usare a scuola, perché ai ragazzi e alle ragazze non si chiede di scrivere voci enciclopediche – attività che, mentre Wikipedia cresce, richiede sempre più competenze specialistiche – ma si propone di aggiungere informazioni su strade, marciapiedi, accessi per i disabili ai negozi, partendo spesso dalla propria esperienza personale.
Misurare e mappare la qualità dell’aria a Torino
Sono partiti proprio dalla propria esperienza personale gli studenti del gruppo AvoMappers che hanno realizzato il progetto RespirAvo. Utilizzando dieci campionatori mobili dell’aria acquistati con un crowd funding, i ragazzi hanno raccolto dati sull’aria nel tragitto casa-scuola.
“I campionatori si possono collegare al telefono – spiega il professor Carlone – e quindi al GPS, fornendo dati geo-referenziati. Dato che gli studenti si occupano di informatica, abbiamo deciso di impegnarci per estrarre questi dati, rielaborarli e renderli disponibili a tutti su OpenStreetMap. In questo modo è stato possibile creare mappe e visualizzazioni su un sito dedicato e, grazie all’incontro con esperti su questi temi, ragionare sull’inquinamento atmosferico e sui suoi costi economici e sociali”.
Le attività hanno coinvolto nell’anno scolastico 2021/2022 ventidue ragazzi, sfruttando le ore del PCTO (l’ex progetto alternanza scuola-lavoro) e di educazione civica, per mettere in pratica le competenze informatiche apprese a scuola. Il progetto è anche stato premiato dalla Camera di Commercio di Torino tra i migliori progetti di alternanza scuola-lavoro.
Mappare dentro e fuori la scuola
Gli AvoMappers non si accontentano però di dedicarsi ad un unico tema. Già nel 2021, grazie al bando Wiki-imparare di Wikimedia Italia, avevano potuto sperimentare la mappatura da remoto con le mappe satellitari, ma soprattutto avevano potuto incontrare online altri studenti della Guinea Bissau, per scambiarsi consigli e tutorial su come mappare le aree in cui vivono.
Quest’anno invece gli studenti sono alle prese con la mappatura completa dell’istituto, con foto, dettagli sulle aule e sugli accessi. I ragazzi hanno sviluppato un’app disponibile a tutto il personale, studenti, docenti, e genitori, in una scuola che accoglie migliaia di persone ogni giorno, indispensabile per non perdersi.
“Ci piace – spiega sempre il professor Carlone – usare le discipline informatiche applicate a discipline trasversali. E’ bello lavorare su questi progetti insieme ai nostri studenti: se motivati si appassionano agli aspetti pratici e hanno voglia di fare. Sono diventati così esperti che ora sono loro stessi a formare su OpenStreetMap gli studenti delle altre classi. Vedo che i ragazzi diventano più responsabili e noi docenti scopriamo nuovi metodi di insegnamento, come il learning by project, il cooperative e peer to peer learning e molti altri”.
Immagine: IIS Avogadro Classe 4CINFO 2022 2023, di Alfcar62, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons